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    Giulio Axerio

Nacque a Rima San Giuseppe (Vercelli) nel 1830. Studiò a Torino, dove si laureò in Matematica nel 1852. Giovanissimo Axerio pubblicò un lavoro sulla Teoria degli immaginari, molto apprezzato negli ambienti scientifici. Terminata l'Università, Axerio insegnò per un breve periodo Matematica e Fisica presso l'Istituto Rosellini, scuola superiore fondata da Camillo Benso di Cavour.
Per completare la sua preparazione di ingegnere, nel 1856 il governo piemontese lo inviò in Francia, all'Ecole des Mines, prestigioso istituto dove avevano studiato personaggi come Quintino Sella. Concluso il periodo di formazione all'estero, Axerio fu nominato ingegnere presso il distretto minerario di Novara. Lavorò inoltre come direttore delle miniere e delle officine di rame di Saint-Marcel, Chomp-ole-Praz e Donnaz in Val d'Aosta. Nel 1859 Axerio fu mandato dal governo a Milano con il compito di presiedere all'applicazione della legge da poco emanata sullo sfruttamento delle risorse minerarie. In Lombardia egli si fermò per quasi vent'anni, impegnandosi per diffondere una maggiore conoscenza delle moderne pratiche di estrazione, occupandosi del rinnovamento (principalmente attraverso l'introduzione dei forni Siemens) dell'industria siderurgica e collaborando con Giovanni Curioni alla realizzazione della carta geologica regionale.

Partecipò all'Esposizione Universale di Parigi del 1867 in qualità di rappresentante scientifico del Consiglio provinciale di Milano. Axerio pubblicò, a conclusione del suo soggiorno di studi, numerose monografie, presentando i risultati più recenti della ricerca applicata internazionale; tra i tanti lavori si ricordano Sulla fabbricazione dei laterizi, Sulla calce e cementi, Sull'arte vetraria, Sull'arte ceramica.

Nel 1873 Axerio fu chiamato a fare parte della giuria dell'Esposizione Universale di Vienna. Per l'occasione diede alle stampe un notevole saggio su L'industria del ferro.

Assieme agli studi sulla siderurgia, importanti sono le opere di Axerio dedicate ai combustibili fossili, Sulla lignite di Val Gandino, Sui giacimenti di combustibili fossili in Toscana, con le quali Axerio partecipò alla discussione sulla questione energetica, che impegnò politici, industriali, economisti e scienziati durante i primi due decenni di vita dell'Italia unita.

Axerio era consapevole della scarsa qualità e quantità delle risorse italiane, ma riteneva utile e necessario sfruttare in maniera razionale i bacini carboniferi esistenti. Egli riteneva che attorno ad una rinnovata e dinamica industria estrattiva avrebbero potuto svilupparsi anche l'industria chimica, quella siderurgica e quella meccanica. Compito dello stato, a suo parere, doveva essere quello di avviare l'industria, attraverso grandi investimenti, per poi affidare ai privati lo sfruttamento nel lungo periodo. Axerio inoltre propose tasse doganali sul carbone e la lignite estera a difesa dell'industria nazionale.

Malgrado i numerosi impegni scientifici ed amministrativi, Axerio non mancò mai di svolgere un ruolo attivo nel consiglio provinciale di Novara.

Nel 1879 Axerio fu incaricato dal governo di dirigere il Regio Museo Industriale di Torino, che da quasi tre anni non aveva una guida stabile. La nomina di un tecnico prestigioso come Axerio coincise con l'entrata in vigore, nel settembre del 1879, del Regolamento, che avrebbe dovuto rinnovare l'immagine pubblica dell'istituto torinese, dopo un lungo periodo di crisi. Al Museo vennero nuovamente assegnati compiti formativi sia attraverso corsi speciali di perfezionamento, indirizzati a direttori di fabbriche ed a maestranze qualificate, sia attraverso corsi di laurea per ingegneri industriali.

Per raggiungere efficacemente questi scopi Axerio presentò nel 1880 una relazione sul Museo, in cui sottolineò diverse disfunzioni organizzative: prevalenza di lezioni teoriche sulle esercitazioni pratiche; alcuni gabinetti, in particolare quelli di chimica e di fisica - tecnica versavano in condizioni pessime; la biblioteca era ormai poco aggiornata e le collezioni avevano bisogno di un radicale ammodernamento capace di seguire puntualmente le innovazioni tecnologiche specialmente nel settori meccanico e tessile. Sul piano didattico, Axerio suggeriva di riorganizzare i corsi, di ridurre le lezioni teoriche a vantaggio di quelle pratiche e soprattutto poneva l'esigenza di aumentare i fondi a disposizione per l'acquisto del nuovo materiale. Axerio, malgrado le buone intenzioni, non riuscì a portare avanti il lavoro da poco cominciato.

Ammalatosi durante un viaggio a Roma, Axerio morì nel1880. Toccò al suo successore, Giacinto Berruti, proseguire felicemente nell'opera di riforma del Regio Museo Industriale.


 
 
 
  
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