La costruzione delle Alpi. Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017)

  • Autore / Autrice:

    Antonio De Rossi
  • Anno:

    2016, Roma

Il grande affresco di Antonio De Rossi su La costruzione delle Alpi, iniziato nel 2014 con la pubblicazione del volume Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914), trova ora il suo pieno compimento in questo nuovo libro di grande respiro, dedicato a Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017). L’opera – che nel 2015 ha ricevuto il Premio Rigoni Stern e il Premio Acqui Storia – rappresenta nel suo complesso un inedito sguardo d’insieme sull’universo delle Alpi, indagato nel suo emergere come autonomo soggetto di storia e inteso come l’insieme delle sue componenti materiali e simboliche, delle sue «trasformazioni» e delle sue «rappresentazioni», nel corso di un processo che ha attraversato tutto l’arco della vicenda contemporanea, dal Settecento ad oggi.
In particolare questo nuovo volume indaga lo spazio montano a partire dai due fenomeni che ne hanno occupato prepotentemente la scena nel corso del Novecento: da un lato l’esplosione del turismo, con i suoi processi di infrastrutturazione e urbanizzazione, con l’invenzione delle stazioni invernali e dell’architettura moderna alpina, con il consumo sciistico e automobilistico della montagna e la nuova idea di salute e di organizzazione del tempo libero; dall’altra parte lo spopolamento, con la dissoluzione dei modi di vivere storici e l’abbandono di vaste aree vallive, nonché con il tentativo di determinare nuovi sguardi, funzioni e progettualità.
Al centro della scena, nella fase ascendente, l’immagine e le pratiche di quello che l’autore definisce per l’appunto come il modernismo alpino, con la creazione di una nuova e inedita civilizzazione d’alta quota, strettamente connessa alle città fordiste della pianura, che appare configurarsi come una declinazione e sperimentazione specifica, a partire da un luogo estremo, dei topoi della modernità.
Di particolare interesse, per la cultura architettonica, la ricostruzione delle teorizzazioni in merito al costruire in montagna, dai progettisti che lavorano al Piano della Valle d’Aosta di Olivetti degli anni trenta all’École de Courchevel, da Carlo Mollino a Edoardo Gellner, con uno specifico approfondimento sui convegni di architettura alpina tenutisi a Bardonecchia tra il 1952 e il 1956. Per molti versi inedita è anche la ricostruzione della sequenza delle diverse concettualizzazioni e sperimentazioni in tema di stazioni invernali, che vedono il predominio austrotedesco tra gli anni venti e trenta, il successo di Sestriere e Cervinia nel corso degli anni trenta, e infine l’egemonia delle stazioni integrate francesi durante il secondo dopoguerra. Ancora va osservato come il volume consenta di inseguire i percorsi di innovazione le innovazioni messi a punto dai molti architetti moderni che hanno lavorato in montagna, da Franz Baumann a Rudolf Gaberel, da Siegfried Mazagg a Charlotte Perriand, da Franco Albini a Laurent Chappis.
Con la fine degli anni settanta del Novecento, il modernismo alpino conoscerà la sua fase discendente, portatrice di una crisi profonda e di una radicale rimodulazione, con l’emergere di nuove sensibilità ambientali e l’avvio di una nuova idea della montagna, che porrà al centro il tema della sua patrimonializzazione, nuovo paradigma sul quale si chiude il volume.