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  Paolo Boselli




  Nacque a Savona l'8 giugno 1838. Conseguita la laurea nel 1860, alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, Boselli iniziò la carriera forense.

Nel 1862 Boselli ottenne, attraverso pubblico concorso, un seggio in qualità di auditore presso il Consiglio di Stato. Ebbe così modo di conoscere Francesco Cordova, allora Ministro dell'Agricoltura, che lo nominò segretario generale della Commissione italiana all'Esposizione Universale di Parigi del 1867. Nello stesso anno Boselli divenne conservatore delle collezioni al Regio Museo Industriale, istituto di cui divenne in seguito presidente.

Incaricato nel 1869 della cattedra di Scienza delle Finanze all'Università di Roma, Boselli più tardi abbandonò l'insegnamento per dedicarsi completamente all'attività politica. Si occupò principalmente del problema dello sviluppo economico-industriale del Paese e delle questioni relative alla formazione tecnico-scientifica.

Candidato nel collegio elettorale di Savona, Boselli fu eletto deputato nel 1870. Tra il 1872 e il 1874 egli partecipò alla commissione d'inchiesta agraria. Boselli temeva che la commissione d'inchiesta divenisse uno strumento di denuncia delle terribili condizioni della classe contadina italiana. Si impegnò, quindi, per mediare con gli esponenti della Sinistra, impedendo che la relazione assumesse interpretazioni classiste.

In politica economica Boselli passò da posizioni liberiste a posizioni interventiste. Si interessò principalmente dei problemi legati all'industria navale ed alla marina mercantile, divenendo interlocutore privilegiato dei principali armatori del Paese.

Avvicinatosi a Crispi, di cui condivideva la politica nazionalista ed il protezionismo economico, Boselli divenne nel 1888 Ministro della Pubblica Istruzione. Nelle intenzioni del ministro si sarebbe dovuto elevare l'obbligo scolastico fino a 12 anni e creare una scuola media inferiore unica, rivalutando l'insegnamento tecnico-scientifico. Di fatto, vista l'opposizione parlamentare, non furono raggiunti risultati di rilievo. Boselli fu nuovamente ministro nel secondo Gabinetto Crispi del 1893, ricoprendo questa volta il dicastero di Agricoltura, Commercio e Industrie.

Nel 1894 fu affidato a Boselli il Ministero delle Finanze. Egli perseguì una politica tesa al risanamento del bilancio, attuata sia attraverso tasse indirette sui consumi, sia contrastando le tendenze speculative dei grandi gruppi economici. Ritornò al governo, come Ministro del Tesoro, nel secondo Gabinetto Pelloux del 1899. L'opposizione in Parlamento e nel Paese al tentativo di Pelloux di rispondere alle questioni sociali e politiche attraverso provvedimenti autoritari e restrizioni delle libertà statutarie, convinse Boselli della necessità di una svolta liberale e non repressiva. Fu così che negli anni successivi Boselli appoggiò cautamente la politica di riforme promossa da Giolitti. Ben presto Boselli abbandonò la carriera politica. Progressivamente i suoi interessi si spostarono sempre più a Torino.

Eletto ripetutamente alla presidenza della Provincia di Torino, nel 1904 Boselli fu nominato presidente del Regio Museo Industriale Italiano, istituto che aveva già diretto tra il 1885 ed il 1887. In qualità di presidente si impegnò a realizzare la fusione tra il Museo e la Scuola di Applicazione per Ingegneri di Torino. Boselli, che collaborò strettamente con i senatori Volterra e Cerruti, fu il relatore del disegno di legge per la fusione delle due istituzioni torinesi, che ebbe il voto favorevole della Camera nella seduta del 23 giugno 1906. Nacque così ufficialmente il Politecnico di Torino, corso di studi tecnico superiore, della durata di cinque anni, dotato di piena autonomia amministrativa e di notevole autonomia didattica.

Nel 1907 Boselli fu eletto presidente della Società Nazionale "Dante Alighieri" ed iniziò a promuovere la cultura italiana. In qualità di decano della Camera, il 20 maggio 1915, lesse la relazione che autorizzava i pieni poteri all'esecutivo in caso di guerra. Caduto Salandra durante la grave crisi politica e militare del 1916, Boselli fu indicato come l'unica figura in grado di guidare un governo di coalizione nazionale. Dopo aver subito numerose critiche, Boselli rassegnò poi le dimissioni all'indomani della sconfitta di Caporetto, il 25 ottobre 1917. L'amarezza per il disordine politico e sociale del dopoguerra spinse Boselli sempre più a destra, fino ad appoggiare nel 1922 l'ascesa del Fascismo.

Nel 1924 egli ricevette ad honorem la tessera del Pnf. Nel 1929 compì l'ultimo atto politico di un certo rilievo nella sua lunga carriera redigendo la relazione della Commissione del Senato incaricata di esaminare il testo dei Patti Lateranensi. Morì a Roma il 10 marzo 1932.


 
 
 
  
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