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  Carlo Mortarino

Carlo Mortarino   Nacque a Torino nel 1916. Si laureò in Ingegneria Aeronautica al Politecnico di Torino, dove nel 1939 insegnò come assistente a titolo di provvisorio incarico. Più tardi Mortarino divenne titolare della cattedra di Aerodinamica Sperimentale.
    In seguito Mortarino fu professore incaricato di Igiene e Sicurezza del Lavoro.
Personaggio atipico del mondo accademico, con un'apertura culturale che andava al di là degli schemi metodologico-disciplinari
Carlo Mortarino   della scuola politecnica, Mortarino svolse un'intensa attività di ricerca, testimoniata solo in minima parte dalle pubblicazioni. Egli infatti era contrario ai lunghi scritti: con il suo sottile umorismo amava ripetere che quando si deve scrivere, bisogna farlo pensando di dover
    incidere le parole sulla pietra.
Nei Laboratori di Aeronautica e di Meccanica Applicata, prima nella sede del Castello del Valentino e poi nella sede attuale della facoltà di Ingegneria, Mortarino si dedicò a prove sperimentali, da cui ottenne risultati di grande rilievo. Si ricordano, ad esempio, gli studi per la protezione della tolda delle navi dall'inquinamento da gas combusti, che portarono Mortarino a definire una forma nuova del fumaiolo delle navi, tale da proteggere dall'inquinamento le prese d'aria e i luoghi della nave destinati a passeggiate e sosta dei viaggiatori. Mortarino proseguì le ricerche sugli inquinanti per via aerea di origine industriale, ottenendo altri importanti risultati. Non va dimenticato il contributo dato da Mortarino al progetto aerodinamico della galleria del vento del Politecnico di Torino e a svariate altre apparecchiature sperimentali a lungo utilizzate nei laboratori dell'ateneo.
Quando ancora pochi parlavano di ecologia, Mortarino segnalò varie situazioni di carattere ambientale a rischio. Contrario alle reti di monitoraggio e alle interpretazioni statistiche dei fenomeni, Mortarino preferì l'osservazione diretta dell'ambiente per risalire alle responsabilità individuali.
Membro negli anni Sessanta della Commissione Interministeriale per lo Studio della Sistemazione Idraulica e della Difesa del Suolo, presieduta da Giulio De Marchi, si occupò in particolare dei problemi delle strutture di difesa del territorio in connessione agli eventi idrogeologici.
Morì a Sondrio nel 1993.


 
 
 
  
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