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Giuseppe Devincenzi
Fondatore e principale patrono del Regio Museo Industriale di Torino, Devincenzi nacque a Notaresco (Teramo) il 4 marzo 1814.
Studiò sia filosofia (un suo saggio del 1836 su Cousin attrasse l'attenzione di Giovanni Gentile) sia le scienze naturali, sia il diritto. Con gli anni i suoi interessi di proprietario terriero lo spinsero ad occuparsi sempre più di agricoltura, approfondendo questioni di chimica, di agronomia, di tecnologia meccanica.
Alla sesta riunione degli scienziati italiani, tenuta a Milano nel 1844, Devincenzi partecipò alla Commissione di Agronomia e Tecnologia.
Egli iniziò l'attività politica nel 1848, quando venne eletto deputato per il collegio di Teramo all'assemblea partenopea, frettolosamente convocata dal re Ferdinando II, sotto la pressione dei moti popolari.
Nel breve periodo di vita del Parlamento napoletano Devincenzi si schierò su posizioni liberali e costituzionali. Sciolto il parlamento nel 1849, Devincenzi decise, anche per sfuggire al controllo della montante reazione borbonica, di trasferirsi all'estero. Trascorse gli anni successivi tra Londra e Parigi, alternando gli studi e l'attività pubblica alla vita mondana.
Nel 1860 Devincenzi lasciò l'Inghilterra e raggiunse Torino, dove si unì agli altri esuli partenopei. Condivise, assieme ad esponenti di spicco del gruppo dei liberali meridionali, l'apprensione per l'entusiasmo suscitato nel Mezzogiorno dall'impresa di Garibaldi.
Eletto deputato nel 1861, Devincenzi fece parte del gruppo dei moderati e votò l'ordine del giorno Ricasoli sullo scioglimento dell'esercito garibaldino. In parlamento si interessò principalmente dei problemi dello sviluppo agrario italiano. Devincenzi aveva in merito posizioni vicine a quelle dei moderati toscani, che si battevano per un rinnovamento tecnologico della conduzione agraria senza però rinunciare a difendere i tradizionali patti colonici e le esenzioni fiscali di cui godeva la grande proprietà latifondista.
Devincenzi si dedicò inoltre allo sviluppo di una moderna rete ferroviaria. Il suo primo intervento parlamentare in merito risaliva al 1861 e riguardava il completamento della linea ferroviaria Firenze-Arezzo-Perugia.
Ricoprì inoltre numerosi incarichi in commissioni economiche e fu direttore della delegazione italiana all'Esposizione Internazionale di Londra del 1862. Questa esperienza lo convinse della necessità di organizzare in Italia un museo industriale, capace di porsi alla guida dello sviluppo tecnico e scientifico del Paese. Su sua proposta e sotto la sua effettiva guida, fu quindi creato (con i fondi ed il materiale reperito all'Esposizione londinese) con il Regio Decreto del 22 novembre 1862 il Regio Museo Industriale Italiano di Torino.
Appoggiato dai settori parlamentari del centro destra e da importanti gruppi economici, primi fra tutti gli agrari toscani, Devincenzi fu per due volte Ministro dei Lavori Pubblici. Egli organizzò il trasferimento della capitale dello Stato sabaudo da Firenze a Roma. Come politico inoltre promosse la bonifica di zone paludose nel napoletano, riformò la struttura del ministero separando la gestione delle acque da quella dei ponti, si impegnò nel tentativo di imporre ai comuni la manutenzione stradale e nella regolamentazione delle concessioni governative alle società ferroviarie.
Nel 1873, in seguito ad un voto di sfiducia della Camera, riguardo alla costruzione della linea diretta Roma-Gaeta-Napoli, cui il ministro avrebbe preferito il ripristino e l'ampliamento di quella via Cassino, si ritirò a vita privata.
Al Regio Museo Industriale di Torino Devincenzi volle assegnare un ruolo complesso: esposizione permanente di macchine, centro di formazione per gli insegnanti della scuola professionale tecnica, istituto superiore per la preparazione di un nuovo tipo di ingegneri industriali, cerniera di raccordo tra scuola ed impresa grazie a corsi speciali per imprenditori, ma anche per maestranze qualificate. Malgrado le difficoltà economiche e la mancanza di una chiara definizione istituzionale dei compiti, dopo alterne vicende il governo, su parere della commissione di riforma presieduta da
Federico Sclopis
tra il 1874 e il 1875, finì, con il regolamento del 29 giugno 1879, per riorganizzare il Regio Museo in maniera definitiva, sviluppando le idee guida espresse da Devincenzi fin dal 1862.
In qualità di fondatore e presidente onorario del Regio Museo, Devincenzi non smise mai di seguire le vicende dell'Istituto torinese.
Con gli anni si arroccò su posizioni conservatrici e di fronte alla crisi del regime liberale ripose le sue speranze nella monarchia e nella politica autoritaria di Crispi e Umberto I.
Morì a Napoli il 1° aprile 1903.
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