Una delle più antiche testimonianze
figurative degli occhiali a compasso. Una analoga immagine, datata
tra il 1345 e il 1350, si trova in un affresco della chiesa di S.
Agostino a Rimini.
Nel capitolo della chiesa di S. Nicolò a Treviso si trova un'altra
testimonianza di dispositivi da lettura: il cardinale Ugo de Billon
è raffigurato nell'atto di leggere un codice mediante una lente
d'ingrandimento.
L'invenzione degli occhiali non è attribuibile ad una figura
storicamente definibile. La documentazione scritta rimasta permette
solo di collocarne la nascita nell'ultimo ventennio del tredicesimo
secolo, a Venezia, ad opera dei "cristalleri", artigiani
della lavorazione degli oggetti in cristallo di rocca, una varietà
di quarzo detto ialino. Il loro capitolare, cioè lo statuto
della corporazione, nella sua prima stesura del 12 novembre 1284 porta
il divieto di "laborare vitrum blanchum contrafactum ad cristallum"
mentre una aggiunta del 2 aprile 1300, nel precisare in dettaglio
l'ambito di lavori consentito, specifica che il divieto è esteso
alle "lapides ad legendum", cioè alle pietre per
leggere.
Sembra dunque che le prime lenti fossero di quarzo e non di vetro.
Tuttavia i vetrai veneziani erano già in grado di produrre
vetri di trasparenza comparabile col quarzo: una ulteriore addizione
al capitolare dell'anno successivo (15 giugno 1301) consentiva che
chiunque "voluerit facere vitreos ab oculis ad legendum, possit
ipsos facere" purché fossero venduti come vetro e non
come cristallo.
Luigi Zecchin, Vetro e vetrai a Murano, 3 voll.,
Venezia: Arsenale Editrice 1987-1990, II, pp. 234-255. Frank Rossi,
Die Brille: Eine Geschichte der Sehhilfen, Leipzig: Edition Leipzig,
1989 |
|
Occhiali a compasso:
Fra' Ugone da Provenza, Affresco di Tommaso da Modena. Capitolo
della chiesa di S. Nicolò
a Treviso (1352)
|