Bagnomaria in rame con pallone e cristalli (cristallizzazione
dei prodotti di reazione)
Prestito del Dipartimento di Scienza e Tecnologia
del Farmaco, Università di Torino
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Dai primi decenni del secolo XIX fino alla
metà del secolo XX la determinazione della struttura delle
molecole organiche fu affidata a procedimenti di laboratorio basati
sulla manipolazione delle sostanze, e in primo luogo sul loro isolamento
allo stato puro. Un processo tipico di isolamento era la cristallizzazione.
Il bagnomaria era impiegato per mantenere il sistema alla temperatura
dell'acqua bollente, sufficientemente elevata per accelerare l'evaporazione
del solvente, ma in generale non in grado di decomporre il composto
di cui si volevano ottenere i cristalli. Come tutti i chimici classici,
nei suoi "Studi sull'isomeria delle cosiddette sostanze aromatiche
a sei atomi di carbonio", Körner descrisse dettagliatamente
l'aspetto dei cristalli e come potevano essere ottenuti:
"...in quanto ai sali di argento ne ottenni due diversi; l'uno
in lunghi aghi di color rosso rame oscuro e di magnifico splendore
metallico, il quale si ottiene ove la soluzione sia molto allungata
e la cristallizzazione non incominci che a temperatura bassa; l'altro
invece in forma di pagliette e aghi stiacciati [sic] di color
bruno, vivamente lucenti e con riflesso azzurrognolo, e se non troppo
grossi, trasparenti e di color rosso sangue a luce trasmessa. Tale
sale risulta quando la soluzione sia concentratissima..." (alla
p. 326). |