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    ANDERVOLTI, Leonardo
    Maggiore d'artiglieria (Gaio, Spilimbergo 1805 - ivi 1867). Si occupò di meccanica e di chimica. Scrisse un diario di memorie sulla resistenza del forte di Osoppo nel 1848 di cui fu un protagonista. Fu al seguito di Garibaldi e comandò l'arsenale di Messina.
Cfr.: Mar. 671-678; A. Celotti, La massoneria in Friuli, Udine 1982;
G. Ellero, Personaggi del risorgimento a Spilimbergo, in Spilimberc, Udine 1984.
    ANGELETTI, Antonio
   

(1898 - 1953)

    ANGELI, Angelo
    Chimico, docente di chimica farmaceutica a Palermo e a Firenze (Tarcento 1864 - Firenze 1931). A Firenze insegnò anche chimica organica. Fondamentali le sue ricerche riguardanti i composti azotati. Scoprì la nitroidrossilamina. Enunciò la Regola di Angeli. Portano il suo nome anche la reazione di Angeli e, in pirotecnica, il saggio di Angeli.
Cfr.: Mar. 940; DBI III, 193-194; R. Poggi, A. A., PAN VIII, 1931, 205-208.
    AVOGADRO DI QUAREGNA, Amedeo
  (1776 - 1856) Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro, conte di Quarequa e di Cerreto, nacque a Torino, il 9 agosto 1776, dal conte Filippo Avogadro e da Anna Maria Vercellone. Suo padre, celebre avvocato e funzionario statale, divenne senatore del Regno piemontese nel 1768, e fu nominato anche advocate general al Senato di Vittorio Amedeo III nel 1777. Sotto la dominazione francese del 1799 fu nominato presidente del Senato.
Amedeo Avogadro ricevette la sua istruzione a Torino. Provenendo da una famiglia di noti avvocati ecclesiastici, Avogadro fu condotto verso la carriera legale, e si diplomò in giurisprudenza alla giovane età di 16 anni. Quattro anni dopo avrebbe ottenuto il dottorato in diritto ecclesiastico e avrebbe iniziato la sua carriera. Nel 1801 fu nominato segretario della prefettura del dipartimento di Eridano.
Nonostante la sua brillante carriera legale, Avogadro mostrò altresì interesse verso la filosofia naturale, e nel 1800 cominciò i propri studi privati di matematica e fisica. La sua prima pubblicazione scientifica, derivante da una ricerca intrapresa con il fratello Felice, riguardava l'elettricità, e fu pubblicata nel 1803.
Nel 1806 Avogadro fu nominato dimostratore all'Accademia di Torino, e nel 1809 divenne professore di filosofia naturale al collegio di Vercelli.
Nel 1811 pubblicò un articolo sul Journal de physique, con il quale introduceva chiaramente la distinzione fra la molecola e l'atomo. Nell'articolo precisava come Dalton avesse confuso i concetti degli atomi e delle molecole. "Gli atomi" di azoto e di ossigeno sono in realtà "molecole" che contengono due atomi ciascuna. Così due molecole di idrogeno si possono unire con una molecola di ossigeno per produrre due molecole di acqua.
Avogadro formulò così la legge che da lui prende il nome: "i volumi uguali di tutti i gas alla stessa temperatura e pressione contengono lo stesso numero di molecole".
Il lavoro di Avogadro fu trascurato quasi completamente fino a quando fu presentato validamente da Stanislao Cannizzaro al congresso di Karlsruhe nel 1860. Costui indicò che il principio di Avogadro poteva essere usato per determinare non soltanto le masse molari, ma anche, indirettamente, le masse atomiche.
Legato alla legge di Avogadro è il numero di Avogadro, l'unica costante universale che prende il nome da uno scienziato italiano. Il numero, come noto, esprime la quantità di molecole presenti in una mole di gas pesante un numero di chilogrammi uguale al peso atomico dell'elemento.
Nel 1820, l'anno dell'istituzione della prima cattedra di fisica matematica all'Università di Torino, Avogadro ne fu nominato titolare. Sfortunatamente, la sua carica ebbe breve durata, poiché i cambiamenti politici determinarono la soppressione della cattedra nel 1822; Avogadro si trovò così senza lavoro. La cattedra fu poi ristabilita nel 1832, e Avogadro ne riprese il titolo nel 1834, mantenendolo sino al suo ritiro, avvenuto nel 1850.
Avogadro succedette al titolo di suo padre nel 1878. Sposò Felicita Mazzé, dalla quale ebbe sei figli. Avogadro condusse una vita industriosa, e sviluppò le proprie ricerche in quasi completo isolamento. Questo aspetto del suo carattere contribuì alla sua relativa poca fama, specialmente fuori Italia. Morì il 9 luglio del 1856.

 

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