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    DE LUCA, Sebastiano
   

(1820-1880). Nativo di Cardinale, in provincia di Cosenza, si recò a Napoli, per ottenere la patente di farmacista e dove divenne allievo privato di Piria. Dopo il diploma tornò nel paese natale per esercitare la professione, entrò nell'amministrazione civica, e nel 1848 partecipò attivamente ai moti, venendo poi condannato in contumacia a 19 anni di reclusione. Fu esule in Francia, e a Parigi ebbe rapporti in particolare con Berthelot, ricavandone notevoli lavori fra il 1854 e il 1858; nel 1855 succedette a Piria sulla cattedra pisana, e nel 1862 venne chiamato a Napoli per fondarvi la Scuola di farmacia.

    DI ROBILANT, NICOLIS, Cav. Spirito Antonio Benedetto
    Nato il 20 ottobre 1722 e deceduto il 1° maggio 1801 a Torino, Nicolis di Robilant fu il primo ingegnere di sua maestà e mineralologo. In servizio nel Corpo Reale di Artiglieria dal 1742 e ispettore delle miniere fino al 1770, Nicolis di Robilant fu in seguito comandante del Corpo del Genio. Nel 1749 egli venne inviato con altri quattro cadetti delle Reali Scuole a compiere un'indagine nell'Europa nord-orientale Sassonia, Turingia, Harz, regione di Hannover, Boemia e Alta Ungheria) intorno alle miniere e agli impianti metallurgici, all'interno del piano di ristrutturazione voluto da Carlo Emanuele III. Socio dell'Accademia delle Scienze di Torino, Nicolis di Robilant fu anche membro della Reale Accademia di Agricoltura. Dal 1752 al 1770 ca. fu direttore della Scuola di Mineralogia ed al Laboratorio di Chimica di Torino. Nel 1786 diresse la rifusione della moneta e nel 1788 è nominato primo ingegnere. Dal 1788 al 1798 assunse la carica di capo del Congresso degli Edili. Nicolis di Robilant fu autore di varie opere sulla metallurgia, dando un importante apporto alla costruzione di apparati e macchine provvisorie. Di queste si ricordano: De l'utilité et de l'importance des voyages, et des courses dans son propre pays, pubblicato (1790) e Viaggi mineralogici in Sassonia (1788).
    DURIO, fratelli
   

I Durio (la cui conceria portava il marchio "Fratelli Durio") fra la fine dell'800 e gli inizi del 900 sono la famiglia più importante dell'industria del cuoio in Italia. E' dei "Fratelli Durio" il brevetto sulla concia rapida.

    FLAIANO, Ennio
  Nato a Pescara nel 1910 e morì nel 1972. Narratore esemplare, dal 1949 fino al 1953 è stato redattore del settimanale di tipo economico-politico "Il Mondo" che è fallito qualche anno fa.
Oltre la sua attività letteraria sono molto importanti tutti i suoi lavori per il cinema come soggettista e scenografo cinematografico. É stato con questo incarico che ha collaborato nei più significativi film di Federico Fellini.
È tipica in Ennio Flaiano la sua disposizione iniziale verso la rappresentazione simbolica della situazione storica ed esistenziale dell'angoscia, della morte, dell'oppressione, utilizzando motivi kafkiani.
Tempo di uccidere del 1947 sarà sempre il suo lavoro più attivo, dovuto all'azione di rottura e di ricerca della conoscenza. Si tratta di una grande avventura di un soldato italiano in Etiopia che pensa di essere stato contagiato dalla lebbra e con delle lunghe sequenze tragiche, oniriche, erotiche ed esotiche, tratta il fenomeno della narrativa tipicamente attuale, attraverso i suoi traumi di coscienza, i suoi dubbi, le sue ferite psichiche, l'oppressione, la violenza del potere della razza sui popoli di altre civilizzazioni, tutto questo sembra fare apparire antichi terrori e angosce, assieme alla presentazione di sentimenti mostruosi di colpa e di cattiva coscienza.
I racconti, la prosa, le moralità, tutto riunito in Diario Notturno del 1956 e in Una e una notte del 1959 sono testimoni della progressiva distruzione dell'intenzione narrativa in favore della pura ironia ogni volta più disperata e secca, con delle punte di acuta ed acerba eleganza violenta e anche con un sentimento di intelligenza esemplare racchiusa in sé, senza qualsiasi sviluppo, senza qualsiasi prospettiva.
    FRAPOLLI, Agostino
    (1824-1903). Si laureò in legge a Pavia, ed era già impiegato nell'amministrazione austriaca quando scoppiò la guerra fra il Piemonte e l'Austria; Frapolli si arruolò nel corpo dei volontari è combattè nelle campagne del '48 e del '49. Già prima della guerra si era interessato di chimica, e una volta terminato il conflitto si iscrisse alla Scuola di Chimica della milanese Società di Incoraggiamento, diventando allievo di Antonio Kramer (1806-1853) e di Luigi Chiozza (1828-1887). Nel 1856 si recò ad Heidelberg dove rimase due anni come allievo di Bunsen; successivamente fu a Parigi nel laboratorio di Wurtz. Nel 1859 tornò a Milano, chiamato a succedere a Chiozza, che si era ritirato dall'insegnamento, e rimase alla direzione della Scuola di Chimica fino al 1881.
    GADDA, Carlo Emilio
 

Nasce a Milano nel 1893. La sua infanzia e la sua giovinezza sono caratterizzate da una serie di eventi traumatici che torneranno in modo quasi ossessivo come motivi della sua opera: la costruzione di una villa in Brianza, il fallimento del padre, la povertà, gli stenti, la generosità della madre nei confronti degli estranei e la scarsa attenzione per il figlio. Nasce così in lui quella "nevrosi", quel "male oscuro", di cui parlerà nella "Cognizione del dolore".
Prende parte alla prima guerra mondiale, combattuta sul Tonale, sull'Adamello e sul Carso ed è prigioniero in Germania. Nel 1920 si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano. Lavora presso un'industria milanese e nel 1922, si trasferisce per lavoro in Argentina. Nel 1924 rientra in Italia, insegna al Liceo Parini di Milano e riprende lo studio della filosofia. Nel 1925 è a Roma, dove lavora prima per un'industria privata e in seguito per i Servizi Tecnici del Vaticano. Termina in questo periodo tutti gli esami di Filosofia e inizia la stesura della sua tesi su Leibniz, senza però laurearsi.
Nel 1931 pubblica, per le edizioni Solaria, La Madonna dei Filosofi, raccolta di prose narrative e nel 1934 Il castello di Udine, che vince il Premio Bagutta. In "Letteratura" tra il 1938 e il 1941 pubblica Cognizione del dolore. Tra il 1940 e il 1950 vive a Firenze, dedicandosi esclusivamente alla letteratura, pubblica L'Adalgisa (1944). Negli anni Cinquanta vengono pubblicati Il primo libro delle favole (1952) e Novelle del ducato in fiamme (1953). Tra il 1955 e il 1973, anno della sua morte, avvenuta a Roma, vengono pubblicati I sogni e la folgore e Giornale di guerra e di prigionia (1955), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957), I viaggi la morte (1958), Verso la Certosa (1961), La cognizione del dolore e Accoppiamenti giudiziosi (1963), Le meraviglie d'Italia e I Luigi di Francia (1964), Eros e Priapo e Il guerriero, l'amazzone e il verso immortale nella poesia di Foscolo (1967), La meccanica (1970), Novella seconda (1971).


Bibliografia di Carlo Emilio Gadda
- Gli Anni, Firenze: Parenti, 1943.
- I sogni e la folgore, Torino: Einaudi, 1955.
- La Madonna dei filosofi, Torino: Einaudi, 1955.
- Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Milano: Garzanti, 1957.
- I viaggi la morte, Milano: Garzanti, 1958.
- Verso la Certosa, Milano-Napoli: Ricciardi, 1961.
- La cognizione del dolore, Torino: Einaudi, 1962.
- Accoppiamenti giudiziosi, Milano: Garzanti, 1963.
- L'Adalgisa, Torino: Einaudi, 1963.
- I Luigi di Francia, Milano: Garzanti, 1964.
- Le meraviglie d'Italia, Torino: Einaudi, 1964.
- Giornale di guerra e di prigionia, Torino: Einaudi, 1965.
- Il guerriero, l'amazzone e il verso immortale nella poesia del Foscolo, Milano: Garzanti, 1967.
- Eros e Priapo, Milano: Garzanti, 1967.
- La Meccanica, Milano: Garzanti, 1970.
- Novella seconda, Milano: Garzanti, 1971.
- Il castello di Udine, Torino: Einaudi, 1973.
- Meditazione milanese, Torino: Einaudi, 1974.
- Il primo libro delle favole, Milano: Garzanti, 1976.
- Raccolte postume (Le bizze del capitano in congedo e altri racconti), Milano: Adelphi, 1981.
- Il tempo e le opere. Saggi, note e divagazioni, Milano: Adelphi, 1982.
- Racconto italiano di ignoto del Novecento, Torino: Einaudi, 1983.
- Tutte le opere, Milano: Garzanti, 1988-1994.

    GALLIZIO, Pinot
 

Nato ad Alba nel 1902, Pinot Gallizio si laureò in Chimica all'Università di Torino nel 1924, dedicandosi poi all'attività di farmacista e allo studio di piante medicinali ed essenze. In parallelo alle attività professionali, egli coltivava alcune passioni legate al territorio albese e alle sue tradizioni storiche. Particolarmente rilevante fu l'interesse per l'archeologia, nato quando, adolescente, aveva ricevuto in eredità la biblioteca dell'ingegnere minerario che a fine '800 aveva individuato in alcune cave di argilla albesi importanti reperti neolitici. Negli anni Quaranta Gallizio fu il primo a riprendere con successo quelle ricerche.
Membro del CLN delle Langhe, dal 1946 al 1960 fu consigliere comunale, intervenendo in più occasioni in favore del diritto degli zingari a circolare e soggiornare liberamente ad Alba. Nel 1952 conobbe il giovane pittore torinese Piero Simondo, che lo accompagnò nella scoperta dell'arte moderna e della pratica della pittura. Nel laboratorio della "chimica vegetale", che nei locali di un antico refettorio conventuale ospitava la produzione di aromi, peci e trementine di Gallizio, nacquero i primi dipinti polimaterici realizzati con resine naturali e sintetiche.
Nell'agosto del 1955 avvenne ad Albisola l'incontro con il pittore danese Asger Jorn. Fu, come Gallizio scrisse nel diario, "la svolta decisiva nella libertà della ricerca". Animatore tra il 1948 e il 1951 delle attività del gruppo Cobra, Jorn aveva fondato due anni prima il Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste; egli seguì ad Alba Simondo e Gallizio, al quale lo legava la comune passione per l'archeologia, e i tre sottoscrissero l'atto di fondazione del Laboratorio di esperienze immaginiste.
Nel settembre del 1956 fu convocato ad Alba il primo Congresso mondiale degli artisti liberi, dedicato al tema "Le arti libere e le attività industriali", che fu teatro dell'incontro del Movimento per una Bauhaus Immaginista con l'internazionale Lettrista di Guy Emest Debord e Gil Wolman.
Nel luglio dell'anno successivo i due movimenti si unirono nell'Internazionale Situazionista, la cui piattaforma teorica era costituita dai testi in cui Debord aveva lanciato le parole d'ordine dell'urbanesimo unitario e della costruzione di ambienti.
Gallizio rimase presto, insieme al figlio Giorgio, l'unico esponente italiano dell'Internazionale Situazionista. Sviluppando le ricerche materiche e tecniche che avevano caratterizzato la sua pittura negli anni precedenti, iniziò a servirsi di lunghe porzioni di tela, che faceva scorrere su lastre di vetro dipinte per ottenere, con interventi di imprimiture e sovrapposizioni di colori, rotoli di "pittura industriale" lunghi decine di metri. Esposti per la prima volta nel maggio 1958 alla Galleria Notizie di Torino, i rotoli potevano essere tagliati e venduti al metro.
Nel maggio del 1959 René Drouin ospitò nella sua galleria parigina la Caverna dell'antimateria. Con la collaborazione del figlio, Gallizio aveva dipinto nel Laboratorio di Alba i 145 metri di tela destinati a rivestire integralmente le pareti della galleria, in base ad un progetto ambientale che prevedeva anche la presenza di suoni e profumi, in cui i suoi interessi scientifici e antropologici si saldavano al principio situazionista del superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell'opera.
Nel 1960 seguirono questa discussa esposizione la personale allo Stedelijk Museum di Amsterdam e la partecipazione alla mostra Dalla natura all'arte, organizzata a Venezia a Palazzo Grassi da Paolo Marinotti, ma anche l'espulsione dall'Internazionale Situazionista.
Si apriva così una nuova fase della sua ricerca artistica, caratterizzata tra il 1960 e il 1961 dalla vocazione narrativa che è alla base dei cicli La Gibigianna - la triste e lacrimosa istoria del re di pipe in cinque quadri e due tele e Storia di ipotenusa. Seguito da vicino dai critici Carla Lonzi e Michei Tapié, Gallizio venne invitato ad esporre a fianco di protagonisti dell'Informale europeo quali Fontana, Dubuffet, Tàpies e dei giapponesi Teshigahara e Shìraga. Abbandonato il racconto, e l'impianto geometrico che lo sosteneva, egli diede spazio nella sua pittura a una più libera espressività gestuale. Nacquero nel 1962 il ciclo delle Notti di cristallo, caratterizzato da grandi vortici colorati e dall'uso del dripping e della tecnica a spruzzo, e nel 1963 gli Oggetti e spazi per un mondo peggiore e le Fabbriche del vento, in cui i segni a spirale acquisirono una presenza e una densità cromatica inedite.
Nel 1964, nel corso di quelli che sarebbero stati gli ultimi mesi della sua vita, Gallizio pose la sua opera all'insegna dell'ombra, accostando in supporti contenitori oggetti di recupero e segni pittorici neri, mentre andava contemporaneamente raccogliendo nell'Anticamera della morte, un grande mobile dipinto anch'esso di nero, reperti e ricordi della sua esistenza.
Egli morì improvvisamente nel febbraio del 1964, e la sala che la Biennale di Venezia gli aveva riservato per l'edizione di quell'anno, con una presentazione di Maurizio Calvesi, assunse il significato di un omaggio postumo.

 

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