Summa perfectionis magisterii
frontespizio dell'ed. della del 1531
(ripr. in De Jong p. 40)
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La Summa perfectionis magisterii
fu scritta negli ultimi decenni del XIII secolo da un semi-sconosciuto
francescano del Duecento, Paolo di Taranto, un alchimista che, raccogliendo
i materiali della tradizione e verificandoli alla luce dell'esperienza,
si accinse ad una esposizione complessiva del sapere della trasmutazione
metallica. Quest'opera rimase per secoli uno dei capisaldi dell'arte
trasmutatoria; la sua importanza è sottolineata dal fatto che
fino all'Ottocento venne considerata opera di Geber (il nome latinizzato
dell'alchimista islamico Jâbir). Dopo aver confutato le obiezioni
sulla verità dell'alchimia, l'autore descrive la generazione
e le caratteristiche fisiche dei metalli, indicati prevalentemente
con i nomi dei pianeti corrispondenti, e poi della sostanza alla base
dell'opus, il mercurio "non volgare"; alla descrizione
dei procedimenti operativi per ottenerlo è riservata l'intera
trattazione intitolata ai "principi del magistero alchemico."
Lo schema operativo, il più dettagliatamente tecnico della
sua epoca, è scandito in sette procedure, che diverranno lo
schema canonico dell'opus: sublimazione, distillazione, calcinazione,
soluzione, coagulazione, fissazione, fluidificazione. I dettagli operativi
e l'accuratezza della nomenclatura delle sostanze forniscono informazioni
preziose sul laboratorio alchemico alla fine del '200. |