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Sezione 09: ALCHIMIE RISORGIMENTALI PER
UN SAPERE CONTESO
Dal Piemonte all'Italia
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In Italia non si può
parlare di 'chimici' come comunità se non dopo l'inizio dei
Congressi degli scienziati nel 1839, e i primi fili della futura scuola
italiana di chimica cominciarono ad annodarsi dopo il 1845, nel Laboratorio
pisano diretto da Piria, con Cannizzaro e Bertagnini infaticabili
allievi-assistenti. Le figure di Piria e di Cannizzaro, cosi come
quelle di decine di altri scienziati italiani, richiamano nelle loro
biografie un intreccio indissolubile fra amore per la ricerca, passione
politica e attività accademica. Al termine del secolo i chimici
italiani potevano ben dire di aver praticato una alchimia risorgimentale,
essendo riusciti a contribuire all'Unità del Paese con armi
e idee, a far progredire la scienza con risultati di valore assoluto,
a dotare l'Italia di Istituzioni scientifiche pubbliche di grande
rilievo. Proprio per quest'ultimo punto Cannizzaro è da annoverare
fra i fondatori dello Stato unitario; fu infatti lui a volere la costituzione
dei Laboratori delle Gabelle, che realizzarono il primo presidio scientifico
a difesa delle finanze statali, e fu ancora lui a strutturare il versante
scientifico della riforma sanitaria varata da Crispi nel 1888. Uno
dei risultati della riforma fu l'istituzione degli Uffici provinciali
di Igiene, dotati nelle principali città dei relativi Laboratori
chimici, e dei Laboratori centrali della Sanità a Roma, un
centro di ricerca che occuperà nel Novecento un posto privilegiato
nella storia della scienza italiana.
Ma i mutamenti nella chimica non furono 'solo' nella professione e
nel rapporto sempre più pervasivo con la società. Fu
infatti la stessa intera struttura epistemologica della disciplina
ad essere trasformata nel corso del secolo, ed è proprio a
questa particolarissima trasformazione che gli scienziati italiani
diedero un contributo decisivo. All'esordio del secolo l'inglese Dalton
propose un nuovo atomismo, finalmente quantitativo e in contrasto
netto con quello qualitativo e - a modo suo descrittivo - dei meccanicisti
del Seicento. Avogadro nel 1811 formulò un metodo per la determinazione
dei pesi molecolari basato sulla legge che porta il suo nome. La proposta
era però insufficiente, nel senso che da sola la legge di Avogadro
non permette la determinazione dei pesi atomici. Ci volle mezzo secolo
di sviluppo scientifico per giungere alla soluzione del problema,
con la pubblicazione nel 1858 del Sunto di un corso di filosofia
chimica da parte di Cannizzaro. Cannizzaro fu ad un tempo creativo,
rigoroso e spregiudicato. Fu creativo in almeno due punti cruciali:
riuscì a proporre una 'legge degli atomi' che consente di determinare
i pesi atomici di elementi che permettono la determinazione di densità
gassose, come tali o sotto forma di composti; fu in grado di connettere
le misure di densità dei gas con quelle dei calori specifici
dei solidi, ampliando così la gamma degli elementi di cui 'riformò'
il peso atomico (un terzo di quelli conosciuti!). Fu rigoroso perché
applicò rigidamente la legge di Avogadro, ma nello stesso tempo
fu anche spregiudicato perché ignorò ogni possibile
eccezione a questa stessa legge.
Nel 1800 la chimica era la scienza di Lavoisier, una disciplina che
manipolava le sostanze e ne descriveva le proprietà a livello
macroscopico. Nel 1900 la chimica era ancora una disciplina che manipolava
le sostanze a livello macroscopico, ma poteva di descrivere due ordini
diversi di proprietà: il primo era al livello precedente, di
ciò che si può pesare, vedere ed eventualmente toccare;
il secondo ordine di proprietà era del tutto nuovo e per certi
aspetti stupefacente. I chimici non solo attribuivano alle molecole
precise strutture particellari, ma sapevano riprodurle e alterarle
secondo adeguate strategie di sintesi, che realizzavano in laboratorio
attraverso opportune manipolazioni. Non deve sfuggire la grandezza
dell'impresa conoscitiva compiuta dai chimici, che da allora sono
in grado di realizzare precisi mutamenti nel mondo microscopico lavorando
nel mondo macroscopico. Il contributo di Guglielmo Körner in
questa direzione fu veramente esemplare, e le sostanze da lui sintetizzate
sono fra i cimeli più preziosi della chimica dell'Ottocento.
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