Elenco nominativi dei morti
dell'esercito piemontese del '48-'49
manifesto incorniciato, cm 100 x 85, litografia,
sala 11-12, n. 2/5. Museo del Risorgimento
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Il tributo di sangue pagato nella guerra
del 1848-49 dall'esercito piemontese, e dai corpi dei volontari che
facevano parte, fu molto alto. Uno storico militare dell'epoca, Ferdinando
Pinelli, narrò dettagliatamente tutti i fatti d'arme avvenuti
nella Penisola in quegli anni, e così si espresse a proposito
del rapporto fra aspirazioni politiche e azioni militari: "Discorrendo
delle varie fazioni guerresche, notai con lode i forti e con biasimo
i pusilli, senza investigare se chiudessero in cuore affetti repubblicani
o dinastici, se più le libere forme di governo o le assolute
prediligessero: erano Italiani, cui dover di soldato od amor di patria
poste avevano le armi in pugno contro lo straniero. Lodai pertanto
con egual metro i regii di Goito e di Custoza, i repubblicani di Venezia
e di Roma, ché tutti difendevano la nazionalità italiana".
I chimici non furono assenti dalle file dell'esercito piemontese.
Quando scoppiò la guerra fra il Piemonte e l'Austria Agostino
Frapolli (1824-1903) era impiegato nell'amministrazione austriaca
del Lombardo-Veneto. Frapolli si arruolò nel Corpo dei volontari
inserito fra le truppe di Carlo Alberto, e combattè in entrambe
le campagne del '48 e del '49. Già prima della guerra si era
interessato di chimica, e una volta terminato il conflitto si iscrisse
alla Scuola di Chimica della milanese Società di Incoraggiamento,
diventando allievo di Antonio Kramer (1806-1853) e di Luigi Chiozza
(1828-1887). Nel 1856 si recò ad Heidelberg dove rimase due
anni come allievo di Bunsen; successivamente fu a Parigi nel laboratorio
di Wurtz. Nel 1859 tornò a Milano, chiamato a succedere a Chiozza,
che si era ritirato dall'insegnamento, e rimase alla direzione della
Scuola di Chimica fino al 1881. |