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Sezione 09: ALCHIMIE RISORGIMENTALI PER UN SAPERE CONTESO
Piria, Cannizzaro e... altri italiani

     

Riproduzione della lettera
di R.Piria a S. Cannizzaro
x.x.1860 (recto)

 

Torino 6 maggio 1860
Caro Cannizzaro,
Wurtz mi ha scritto giorni dietro inviandomi un programma di un congresso di Chimici ed invitandomi a comunicarlo anche a voi. Vi mando la lettera con il relativo programma, acciò possiate vedere di che cosa si tratta. Rimandatemelo o portatelo voi, giacché mi immagino che non tarderete a venire a Torino.
L'idea mi sembra eccellente. Io intanto ho scritto accettando per conto vostro e mio, e ho detto una innocente bugia, affermando che mi avevate autorizzato a dare la vostra adesione, come non dubito avreste fatto se effettivamente ne avessi scritto prima.
Cosa avete concluso per Pisa

Credetemi
V.ro aff.mo
R. Piria

     
Al momento in cui scrisse questa lettera Raffaele Piria era il più noto chimico italiano. Scienziato di fama internazionale, era stato chiamato nel 1856 sulla cattedra di chimica a Torino, malgrado l'opposizione di buona parte della comunità scientifica locale, che gli preferiva Ascanio Sobrero.
Con un'abile manovra politica e accademica l'allora ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Lanza aveva affidato la cattedra torinese a Piria, e quella di Genova al suo allievo Stanislao Cannizzaro. Piria, calabrese, e Cannizzaro, siciliano, erano sudditi del Regno delle Due Sicilie e vennero ad assommarsi agli oltre 30.000 rifugiati politici che, fra il 1849 e il 1859, trovarono ospitalità nel Regno di Sardegna.
Sia Piria, sia Cannizzaro erano in stretto contatto con i dirigenti politici degli esuli in Piemonte, avevano quindi seguito i preparativi della spedizione dei Mille, partita da Quarto il 5 maggio 1860, il giorno precedente l'invio della lettera qui riprodotta. Nel giugno successivo Cannizzaro si aggregò alla spedizione di garibaldini comandata da Giacomo Medici e tornò nella città natale dopo 11 anni di esilio.
Il contesto scientifico in cui si colloca lo scritto di Piria è richiamato fin dall'inizio della lettera con il nome di Wurtz. Adolf Wurtz era uno dei pochi chimici francesi interessati alla teoria atomica, e stava organizzando con il tedesco August Kekulé un incontro fra i chimici europei per una discussione dei temi più caldi delle teorie chimiche, primo fra tutti quello della scelta dei pesi atomici. Nel maggio 1860 Cannizzaro era già noto a livello internazionale come uno dei teorici più interessanti, in quanto il suo Sunto di un corso di filosofia chimica era stato letto da alcuni dei chimici più importanti, tra i quali proprio Wurtz e Kekulé.
È chiaro che Piria quasi costrinse Cannizzaro a partecipare al Congresso, che si terrà a Karlsruhe nel settembre successivo. Nel 1860 i rapporti fra maestro e allievo non erano del tutto tranquilli, tuttavia Cannizzaro ubbidì all'ingiunzione, e appuntò sul retro stesso della lettera di Piria le sue prime idee sui temi dell'incontro.
     
Definizione delle nozioni chimiche
importanti - come quelle
espresse dalle parole
atomo, molecola equivalente
atomico - basico
Esame della quistione degli
equivalenti e delle formule
chimiche
Stabilimento di una notazione
e nomenclatura uniforme
M. Wurtz
27: rue St Guillaume
 

Appunti di Cannizzaro sui
contatti con i chimici tedeschi (verso)

     
È qui riprodotto il primo appunto di Stanislao Cannizzaro a proposito degli argomenti di chimica teorica che sarebbero stati messi in discussione nel Congresso internazionale dei chimici, tenuto poi a Karlsruhe dal 3 al 5 settembre 1860. Questi brevi cenni furono scritti da Cannizzaro sul retro di una lettera inviatagli il 6 maggio 1860 dal suo maestro Raffaele Piria.
Il Congresso di Karlsruhe segnò una svolta decisiva nello sviluppo della chimica. La comunità scientifica era assai divisa sul punto cruciale del valore del peso atomico da attribuire a ciascun elemento. La discussione fu assai accanita e si svolse in due tempi. In una prima fase Cannizzaro si trovò alleato con il tedesco Kekulé contro il potente caposcuola francese J.-B. Dumas, che sosteneva la tesi arretrata dell'uso degli equivalenti e che rifiutava completamente la teoria atomica. Vinta la battaglia contro Dumas il fronte degli innovatori si divise, con Cannizzaro e Kekulé contrapposti su aspetti rilevanti della teoria del legame chimico, ma ancora una volta il chimico italiano ebbe la meglio. In entrambe le fasi del dibattito Cannizzaro fu un sostenitore inflessibile della legge fondamentale sui gas dovuta ad Amedeo Avogadro.
Al termine del Congresso un chimico italiano, Angelo Pavesi, distribuì ai convenuti l'estratto del Nuovo Cimento che conteneva l'articolo fondamentale di Cannizzaro sulla teoria atomica. Il valore innovativo di questo contributo si può valutare dal fatto che venivano proposti nuovi pesi atomici per ben 19 elementi, circa un terzo di quelli allora conosciuti.
Un testimone importante delle discussioni di Karlsruhe, e del predominio delle tesi di Cannizzaro, fu il chimico russo Dmitri Mendeleev (1834-1907), allora giovane ricercatore in soggiorno di studio in Germania. Molti anni dopo il Congresso di Karlsruhe, Mendeleev, lo scopritore del sistema periodico degli elementi, in una conferenza tenuta a Londra affermò che senza i nuovi pesi atomici proposti da Cannizzaro non sarebbe mai potuto giungere a concepire la tabella periodica, quella tabella che lo aveva reso famoso in tutto il mondo. In particolare Mendeleev scrisse: "Ricordo vivamente l'impressione prodotta dai suoi discorsi, che non ammettevano nessun compromesso, e che sembravano perorare la verità stessa".

 

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