L'uomo, che Rousseau incolpava di falsare e coartare l'opera felice
della natura, è in realtà un inguaribile falsificatore,
un "ingegnere" inguaribile. Vien voglia di chiedere all'autore
del fantasmagorico paradosso che cosa egli pensi del cemento armato,
delle centrali elettriche e dell'ammoniaca sintetica: svolgendo
il sito tema prediletto, potentemente martellato nell'ouverture
dell'Emile (Tout est bien, sortant des mains de l'Auteur des choses,
tout dégénéré entre ìes mains
de l'homme), egli ci risponderebbe che le costruzioni in cemento
armato sono una falsificazione della caverna, dove il troglodita
si rannicchia sul suo giaciglio di strame, "cui la fedel sposa
ed i cari suoi figlioletti intiepidir la notte"; che le centrali
elettriche sono una falsificazione della gravità, o meglio
una fabbrica dì gravità "degenerata" in
lavoro; che l'ammoniaca sintetica è l'ultimo e più
sfrontato falso perpetrato dall'uomo, il quale ha sorpreso una pausa
tipica del ciclo naturale dell'azoto, e "ne deorum quidem satis
metuens", l'ha rifatta sostituendosi alla natura, crumiro diabolico
della natura; cui ha condotto a "degenerare" nell'opera
delle macchine.
Nel complesso metabolismo del mondo, figura tipicamente il particolare
metabolismo delle sostanze azotate, cioè la trasformazione
dei composti di questo elemento che chiamiamo azoto. Esso è
uno dei principali costituenti la vita organica (vegetale e animale):
ed è il gran gas atmosferico, il diluitore dell'ossigeno
che lavora nei nostri polmoni: l'aria che inspiriamo è una
miscela di 78 parti d'azoto contro circa 22 di ossigeno. Nel metabolismo
della vita terrestre, e in quello particolare, delle sostanze azotate,
il gioco dell'azoto ha andamento e carattere di circuito: trasformazioni
molteplici segnano un passaggio dell'azoto dall'atmosfera al terreno,
dal terreno alle piante, dalle piante agli animali, da questi nuovamente
all'atmosfera la quale può considerarsi pertanto come uno
dei grandi oceani da cui si dipartono e a cui incessantemente ritornano
i tipici materiali della vita.
Questo andamento di circuito ha valso all'insieme delle trasformazioni
suaccennate il nome di "ciclo naturale dell'azoto".
Noi conosciamo un altro ciclo tipico del meccanismo della natura,
e ne parlo per amore d'analogia e di facilità: quello dell'acqua,
che pur essendo una sostanza composta, prende parte come tale a
tutte le trasformazioni della vita; che viene dall'oceano e all'oceano
ritorna.
I geologi, i naturalisti, i biologi, i chimici hanno studiato il
ciclo dell'azoto, lo hanno descritto nelle sue singole pause, ne
hanno chiarito l'importanza nella complessa economia dei fenomeni
naturali.
L'elettricità atmosferica, (specie allorchè si manifesta
nelle cosiddette scariche oscure), provoca la combinazione chimica
dell'azoto e dell'ossigeno atmosferici in ossido di azoto, poi in
biossido d'azoto. Il biossido di azoto viene disciolto dalle acque
di pioggia, che ne lavano il cielo: ad opera di esse viene convertito
sia in acido nitroso sia in acido nitrico; l'acido nitroso e l'acido
nitrico sono consegnati al terreno, al contatto del quale reagiscono
dando luogo rispettivamente alla formazione di nitriti e di nitrati.
Dal terreno le piante derivano l'azoto che alla loro vita compete,
attingendolo quasi esclusivamente sotto la forma prediletta dei
composti nitrati: esse eleggono i nitrati.
Alcune piante, per altro, come ad esempio le leguminose, posseggono
in grado elevato la facoltà di assorbire azoto direttamente
dalla atmosfera, valendosi dell'opera di speciali bacterî
fissatori dell'azoto atmosferico, che vivono congiunti biologicamente
(cioè in simbiosi) con il tessuto delle loro radici. Sono
questi i bacterî scoperti da Hellriegel e l'azoto atmosferico
li raggiunge filtrando attraverso il terreno.
Ma il terreno accoglie anche i prodotti della decomposizione organica,
i residui della vita vegetale e animale: e l'ultimo termine della
decomposizione ove l'azoto sia ancora presente e non libero sono
l'ammoniaca e i sali ammonici. Come potranno questi ultimi prodotti
azotati, questi avanzi di disfacimento essere riutilizzati per una
nuova vita, essere attinti ancora dalle silenti radici le quali,
al nuovo alito di primavera fervorosamente lavoreranno, perchè
sia, la pianta novella, rinnovellata di novella fronda?
L'ammoniaca ed i sali ammonici vengono a loro volta "ossidati"
nel terreno, vengono cioè a convertirsi dapprima in acido
nitroso e nitrati, poi in acido nitrico e nitrati.
Ciò ad opera di due distinte categorie di bacterî,
di cui gli uni operano la prima trasformazione, gli altri la seconda.
La scoperta di questi bacterî è dovuta a Winogradski
(1891). Al contatto con le basi del terreno (calce, potassa, soda,
magnesia) l'acido nitroso dà, come s'era già detto
a proposito di quello d'origine atmosferica, i nitriti; l'acido
nitrico dà i nitrati.
Esistono dunque dei bacterî di Winogradski che trasformano
l'ammoniaca e composti ammoniacali in acido nkroso; e questo dà
dei nitrati, non ancora accetti alle radici. Ma ecco allora intervengono
altri bacterî di Winogradski che attingendo ai nitriti producono
acido nitrico; e l'acido nitrico finalmente dà dei nitrati,
di che le radici son ghiotte. Questi bacterî di Winogradski,
oh! le care creature!, sono dei veri e propri ossidatori: sono gente
che fa della chimica sintetica sotto terra: sono a loro volta degli
artificiosi falsari della natura pura, come un qualunque ingegnere,
come un qualunque chimista.
I bacterî di Winogradski attingono l'ossigeno necessario all'ossidazione
dall'aria che filtra attraverso il terreno: dalla stessa aria, filtrante
ne' meandri oscuri, abbiam visto che i bacterî di Hellriegel
attingevano l'azoto.
Una Mente che trascende la nostra, e che l'ha preceduta nella buia
deiezione dei millenni deve aver combinato la cosa; perchè
noi ci divertissimo prima a vivere, poi a poter discoprire il segreto
"meccanismo" della vita.
Per riassumere, tre sono i modi onde la natura rifornisce alle piante
i composti azotati: la captazione diretta, ad opera delle radici
o dei microrganismi di Hellriegel viventi in simbiosi con esse:
- e ciò solo per alcune piante, non per tutte - poi le scariche
elettriche atmosferiche e poi i prodotti della decomposizione organica,
che danno luogo a nitriti e a nitrati, che arricchiscono il terreno
di questi composti dell'azoto. I processi di successiva ossidazione
si compiono d'opera dei microrganismi di Winogradski
Ma seguiamo il percorso dell'azoto nel suo ciclo.
Le piante elaborano una moltitudine di sostanze complesse: c'è
tutta la serie degli idrati di carbonio e quella dei grassi vegetali,
che non interessano il nostro argomento. Ma ci sono gli aminoacidi,
gli albuminoidi vegetali, gli alcaloidi, che sono sostanze azotate.
Il potere nutritivo di molte erbe, di molti semi, dei legumi ad
esempio, deriva dal loro contenuto di azoto. Contengono azoto i
cereali, pregiati per il loro valore in quanto idrati di carbonio:
(apporto di amidi). Gli animali, derivando dalle piante il loro
alimento, si riforniscono di queste sostanze azotate: così
l'azoto entra nella vita organica superiore.
Ne entra e ne esce. Ne esce sia ad opera della eliminazione (orina,
sudore, secrezioni varie), sia in occasione della morte di un organismo,
fra i prodotti della decomposizione.
Proteine, aminoacidi, (p. e. acido ippurico), urea vengono così
immessi nel terreno. Al quale sono del pari restituite, in modo
diretto, le sostanze azotate vegetali, per effetto della morte delle
piante, e del loro periodico rinnovellarsi, quando l'autunno le
spoglia.
Nel terreno si svolgono per lo più le complesse reazioni
chimiche della putrefazione, che trasformano gli albuminoidi della
ex-vita in ammoniaca e composti ammoniacali, come ad esempio carbonato
ammonico. Nella putrefazione bisogna vedere un processo "necessario"
al rinnovarsi della vita, un processo di liberazione della materia
dai vincoli del passato, allorchè "mùnere functo"
ella si rivolge ad una ricreazione futura. La putrefazione libera
la materia a nuova vita: si può citare Pasteur: "La
superficie della terra sarebbe ingombra di materia inutile e la
vita ne sarebbe ostacolata, qualora, per l'azione di processi putrefattivi,
la funzione della morte non si adempisse".
Il complicato chimismo della dissociazione è un vasto "tempo"
di ritorno nel metabolismo organico: ed è caratterizzato
dal fatto che vi intervengono microrganismi vari, ciascuna categoria
dei quali adempie a funzioni definite, presiede l'inizio di una
determinata serie di reazioni dissocianti e ricostituenti.
Citerò un esempio: il "micrococcus ureae", presente
nelle orme ràncide, sembra favorisca la formazione dei carbonato
ammonico, da una molecola di urea ed una di acqua. Al contatto di
acido nitroso l'urea si scinde invece in acqua, azoto libero e acido
carbonico. Una certa quantità di azoto, durante le reazioni
della decomposizione, si libera come gas e ritorna nell'aria, non
solo per la citata azione dell'acido nitroso sull'urea, ma più
specialmente per l'intervento di speciali bacterî detti denitrificanti.
Essi agiscono in senso inverso a quelli di Hellriegel e restituiscono
all'atmosfera l'azoto che si rende superfluo nei complessi stadii
di equilibrio chimico di un determinato terreno.
Una Mente che ha preceduto e superato la mente nostra volle inserire
nel ciclo questa "valvola di troppo pieno" demandando
l'ufficio della regolazione ai microrganismi di cui sopra, i quali,
dentro il terreno, funzionano da equilibratori dei contenuto di
azoto. Devo aggiungere che le acque pluviali, trasformandosi in
correnti freatiche nel sottosuolo, dilàvano l'humus asportando
e disciogliendo una parte dei sali in esso contenuti, impoverendolo
quindi di sali e di composti solubili in genere, di sali azotati
e di composti azotati in particolare.
Una parte di questi prodotti azotati che le piogge e le correnti
freatiche rubano alla terra, viene utilizzata dalla flora lacustre
e marina, e così dalla fauna: dai pesci, dai molluschi, dagli
artropodi, che l'una e l'altra acqua, la salata e la dolce, - uterque
Neptunus direbbe Catullo - accoglie e vivifica.
Questo, in parole brevi e imperfette, il ciclo naturale dell'azoto.
Si è cercato di adombrarne le principali pause, ma è
ovvio che una descrizione compiuta di esso richiederebbe conoscenze
chimiche e biologiche che soltanto possono costituire motivo di
trattazioni specializzate. Vogliamo insistere su un concetto di
un gran serbatoio di partenza e di arrivo, sul concetto di un "oceano"
dell'azoto. Esso, si è detto, è costituto dall'atmosfera;
per scrupolo di precisione vogliamo sottolineare il fatto, risultante
da quanto esposto più sopra, che non tutto l'azoto ripassa
sempre per l'atmosfera: un certo quantitativo passa e ripassa per
il terreno e nell'acqua, circolando attraverso la vita e la morte
senza immergersi ad ogni circuito nel grande serbatoio atmosferico.
E allora la via d'uscita per il nostro concetto è presto
trovata: diremo che l'oceano dell'azoto è costituito dal
doppio o triplo termine atmosfera + terreno + acqua.
Chiuderò ricordando che, secondo i calcoli necessariamente
approssimati di Arrhenius, al ciclo descritto prendono parte annualmente,
sulla intera superficie della terra, quattrocento milioni di tonnellate
di azoto. Tale almeno è l'ordine di grandezza del quantitativo
di azoto che circuita annualmente nella vita del globo.
Fra composti azotati che interessano la vita e la storia umana,
oltre a quelli che entrano nella costituzione biologica vegetale
e animale, oltre alle proteine e agli albuminoidi in genere, figurano
due grandi classi di sostanze: i concimi naturali e gli esplosivi.
Che cosa siano i concimi naturali è superfluo insegnare alla
gente. Credo anche sia superfluo ricordare che cosa siano gli esplosivi,
i quali, a parte gli usi bellici, hanno procurato all'umanità
immensi benefici e risparmi di lavoro: basta pensare alle gallerie
della rete ferroviaria italiana e ai canali di carico delle nostre
centrali elettriche scavati per chilometri e chilometri dentro la
dura carne dell'Alpe e dell'Appennino, per convincersi subito che
le ciclopiche opere del nostro lavoro hanno avuto largamente ricorso
all'energia chimica occlusa negli esplosivi.
Dalle prime miscele di solfe, di carbone e di nitro fino alla dinamite
di Nobel, dalla "polvere da sparo", il cui uso si diffuse
in Europa verso il XV secolo, fino ai moderni nitrati di toluène,
alla melinite, alla pertite, alla cheddite, alla balistite - che
riempiono i poco gradevoli regali dell'artiglieria, e la perfidia
subacquea de' siluri, e quegli altri pacchi di roba che i trasvolatori
delle nubi e del cielo lasciano così amabilmente cadere sulla
nostra testa piena di umanità - la chimica, benefica o malefica
secondo stagione, è venuta conoscendo e studiando, trasformando
e preparando tutta una serie di prodotti contenenti azoto. Strade,
ferrovie, porti, canali, impianti idroelettrici, cava delle pietre
e dei marmi - tutte queste opere impiegano esplosivi che per lo
più contengono azoto.
Nel contempo l'uomo si accorse che certe sostanze azotate, cui egli
andava procurando e manipolando, gli potevano rendere altri servigi:
esse potevano cioè venir impiegate nell'agricoltura, come
fertilizzanti "artificiali", dacchè la maggior
parte dei sali azotati, a contatto del terreno, subiscono facilmente
tutte quelle trasformazioni a cui s'è fatto cenno più
sopra, quelle che consentono in definitiva il loro assorbimento
da parte delle radici.
Questi sali, sparsi nei campi, vennero dunque ad associare la loro
azione all'azione dei fertilizzanti naturali, rendendo più
produttivo il terreno, più ubertosa la vegetazione. I sali
azotati devono ritenersi dei veri e propri concimi. Ricordiamo che
elementi della concimazione sono anche il fosforo ed il potassio;
elemento correttore del terreno se non fertilizzatore, è
talvolta il calcio
La moderna industria dei concimi chimici, detti anche concimi sintetici,
prepara dei sali misti azoto-potassio, azoto-fosforo, azoto-potassio-fosforo,
il cui pregio risulta ovvio, ed è quantitativamente assegnato
dal contenuto percentuale degli elementi fertilizzanti.
Comunque, la quantità di azoto che deve essere restituita
a un terreno soggetto a sfruttamento intensivo è tale che
l'impiego dei concimi azotati supera quello dei fosfatici e dei
potassici.
Dal considerare i quali fatti risulta subito che i concimi sintetici
sono sempre utili, ma si rendono addirittura indispensabili quando
intensità della coltivazione arriva ad asportare dalla terra
l'azoto in misura tanto grande, da depauperarla oltre il potere
di ricostruzione de' concimi naturali. Ciò accade ovunque
il terreno sia soggetto a cultura, ciò accade oggi presso
tutte le nazioni superpopolate. Il natio letame non è più
sufficiente.
Nel regime moderno della vita umana la produzione industriale delle
sostanze azotate non è più una utilità, è
una necessità. Senza l'azoto sintetico, l'alimentazione coi
soli prodotti del territorio nazionale, per alcuni popoli europei,
diverrebbe ardua. E il problema del pane di domani, per la crescente
popolazione terrestre, è legato al problema dell'azoto. Con
una certa immaginosa ed apocalittica fraseologia, Sir I. S. Washburn
definì il problema dell'azoto "uno dei drammi tragici
della razza umana".
A quali fonti si è attinto l'azoto?
Per la polvere da sparo serviva il nitro, cioè il nitrato
potassico, che si otteneva nelle nitriere artificiali: il nitro
che Enrico IV Re di Francia, in una sua ordinanza del 1596, chiamava
"materia che mantiene lo Stato e protegge il Trono". Nel
secolo scorso e fino ai primi dell'attuale rifornimento d'azoto
per l'industria faceva capo in gran parte ai giacimenti Cileni,
(nitrato di soda) il cui sfruttamento su larga scala era stato iniziato
nel 1825. L'Inghilterra aveva raggiunto una posizione predominante
nell'estrazione e nel commercio dei nitrati cileni, acquistando
alcune miniere, finanziandone altre, introducendo perfezionati sistemi
estrattivi, esercendo il trasporto marittimo verso le ingorde spiagge
dell'Europa. Il monopolio inglese di questo importantissimo rifornimento,
dava da pensare a diversi governi, in vista dell'importanza bellica
del problema: la Germania, la Francia, il Belgio e in genere le
nazioni ricche di carbone avevano, è vero, a loro disposizione
il solfato ammoniaco, che ottenevano come sottoprodotto delle industrie
carbonifere e di quelle del gas illuminante, trattando con acido
solforico le acque ammoniacali. Queste acque ammoniacali sono il
residuo dei "lavaggi" del gas e dei prodotti di distillazione
del catrame. Ricco di azoto e perciò utilizzato a sua volta,
(seppure in diversa misura) era ed è anche il "guano"
del Perù, dove esistono notevoli giacimenti di questo bel
risultato della vita animale: il guano infatti è il prodotto
stercorario di innumerevoli stormi d'uccelli, che lo abbandonano
gratis alla gioia dei concimatori e dei compilatori di enciclopedie.
Un accenno al guano è di stretta prammatica quando si parli
delle faccende dell'azoto.
Comunque la possibilità di rapido esaurimento dei giacimenti
cileni, prospettata dalla fertile immaginativa di Sir William Crookes,
e quel desiderio di indipendenza industriale che anima, anche all'infuori
delle previsioni belliche, i popoli più audaci ed energici,
i più intelligenti, i più colti, fece che l'apprensione
economica e militare si volgesse a concreti studi, a tentativi concreti
di attuazione di una sintesi dei prodotti azotati.
"Fissare l'azoto atmosferico, attingere da questo serbatoio
immenso praticamente inesauribile che è l'atmosfera, quanto
fosse necessario alla vita". Ecco il grande ideale dei ricercatori.
"Memori del detto - chi s'aiuta, Dio l'aiuta - procurare con
il volere e l'ingegno quel pane che ogni mattina si implora dalla
Divina Provvidenza".
In quali composti si sarebbe fissato l'azoto, quali i primi prodotti
azotati sintetici? Quelli, evidentemente, che sarebbe più
facile raggiungere o quelli che sarebbero i più proprii ad
operare successive trasformazioni o quelli che si sarebbe potuto
utilizzar come tali, in modo diretto. Fu la fine del secolo che
vide risolto il problema e lo vide avviato ad ulteriori e più
utili soluzioni.
La calciocianamide preparata industrialmente da Frank e Caro a Berlino
nel 1898; la produzione dell'acido nitrico dall'aria a mezzo dell'arco
voltaico, operata da Birkeland e Eyde di Cristiania e finalmente
l'ottenimento dell'ammoniaca sintetica da parte del chimico tedesco
Harber Bosch (1909) furono le successive conquiste dell'epoca nostra.
Oggi, per quanto riguarda i processi industriali per la preparazione
dell'ammoniaca sintetica, l'Italia occupa un posto onorevolissimo;
diremo in un prossimo articolo di questi diversi prodotti e singolarmente
dei processi italiani.
(Azoto e altri scritti di divulgazione scientifica, Milano:
Libri Scheiwiller, 1986)
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