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Sezione 01: IL THEATRUM ALCHEMICUM
L'Alchimia e i suoi segreti
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Alchimia: una
scientia abscondita |
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Della natura e della essenza dei metalli, ovvero della
loro costituzione e natura della loro sostanza |
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La costituzione dei metalli è determinata dalla materia
del pianeta corrispondente e ciò che accade in Natura deve
essere riprodotto per artificio. Vi sono sette metalli, ciascuno
correlato al suo pianeta, cioè: l'oro che viene dal Sole
e che così si chiama; l'argento dalla Luna; il ferro da Marte;
l'argento vivo da Mercurio; lo stagno da Giove; il piombo da Saturno;
il rame e il bronzo da Venere; i metalli sono chiamati col nome
del loro pianeta.
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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Della materia sostanziale |
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La materia sostanziale di tutti i metalli è il Mercurio.
In alcuni esso è congelato leggermente; in altri fortemente.
Perciò esiste una classificazione dei metalli basata sul
grado di azione dei rispettivi pianeti e dello Zolfo, nonché
sulla purezza dell'Argento vivo che lo compone; quei metalli che
hanno una coagulazione debole, o di tipo terrestre, hanno caratteristiche
inferiori in confronto o contrasto con altri metalli. Così
considera che il piombo è Mercurio terrestre poco congelato
e mescolato con uno Zolfo sottile e scarso, e poiché l'azione
del suo pianeta è lontana e debole, esso è inferiore
allo stagno, al rame, al ferro, all'argento e all'oro.
Lo stagno è Argento vivo chiaro, poco coagulato, mischiato
con Zolfo grossolano e impuro; per questo esso è inferiore
al rame, al ferro, all'argento e all'oro. Il ferro è composto
di Mercurio grossolano e terrestre e di Zolfo terrestre e molto
grossolano per azione del suo pianeta è fortemente coagulato
e perciò è inferiore al rame, all'argento e all'oro.
Il rame è coagulato da Zolfo abbondante e da Mercurio mediocremente
grossolano, secondo gli influssi del suo pianeta, per questo è
inferiore all'argento e all'oro. L'argento è formato da Zolfo
bianco, chiaro, sottile, non infiammabile e di Mercurio sottile,
coagulato, limpido e chiaro, sotto l'influenza lunare; è
inferiore all'oro.
L'Oro, in verità, è il più perfetto di tutti
i metalli; è formato da uno Zolfo rosso, chiaro, non infiammabile
e di Mercurio sottile e chiaro, fortemente congelato per azione
del Sole. È per questo motivo che non può essere bruciato
dallo Zolfo, come accade invece per tutti gli altri metalli.
E' dunque chiaro che si può fare oro con tutti questi metalli
e che con tutti, eccetto che con l'oro, si può fare l'argento;
questo è evidente nelle miniere d'argento e d'oro, in cui
si estraggono altri metalli che si trovano incorporati con marcassiti
d'oro e d'argento. Non c'è dubbio che, se fossero stati lasciati
sotto l'azione della Natura, a tempo opportuno questi metalli si
sarebbero trasformati in oro e argento.
Se inoltre sia possibile ottenere l'oro dagli altri metalli, col
distruggerne le forme sostanziali, e come ciò accada, esporremo
nel trattato De esse et essentia rerum sensibilium, dove sarà
dichiarata in generale la verità su questo oggetto.
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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Del modo di amalgamare |
Poiché la nostra opera si compie per mezzo del solo Mercurio,
senza alcuna materia estranea, qui si tratta brevemente del modo
di fare l'amalgama.
Infatti i Filosofi fraintendono questo argomento poiché ritengono
che l'opera possa giungere a compimento per mezzo del solo Mercurio
senza sorella o compagno. Ti dico dunque sicuramente che devi lavorare
col Mercurio unito al suo compagno, senza aggiungere al Mercurio
nessun altro elemento estraneo, sappi che l'oro e l'argento non
sono estranei al Mercurio, ma al contrario sono affini alla sua
natura più che tutti gli altri corpi. Perciò, ridotti
alla loro originaria natura, sono detti sorelle o compagni del Mercurio,
dato che scaturirà il Latte di Vergine dalla loro composizione
e fissazione.
Se comprenderai bene questo punto, e se non aggiungerai alcun corpo
estraneo al Mercurio, giungerai a realizzare ciò che desideri.'
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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Della ripartizione dei
fermenti
di Saturno e altri |
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Del modo di lavorare
la materia o Mercurio
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Prendi dunque due parti di Saturno se vuoi realizzare l'Opera del
Sole e (parti) di Giove per l'Opera della Luna, e una terza parte
di Mercurio e fai un'amalgama che sarà come una fragile pietra.
Tritala finemente sul marmo, imbevendola di aceto fortissimo e d'acqua
con ottimo sale comune; la bagnerai e la seccherai alternativamente,
fino a che conterrà la massima sostanza acqua. A quel punto
inzuppala con acqua d'allume per ottenere una pasta molle, dissolvila
tutta in acqua. Distilla quest'ultima tre o quattro volte, congelala
e avrai la Pietra che tramuta Giove in Luna.
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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Se vuoi tingere il Mercurio, prendi una coppella di orefice e rivestine
l'interno con un po' di grasso; poni la nostra materia secondo proporzione
e metti sul fuoco lento. Quando il Mercurio comincia a fumare, versa
la medicina inclusa in cera vergine o in carta e prendi un carbone
incandescente preparato per questo scopo, mettilo nel forno a fuoco
intenso. Quando il tutto sarà liquefatto, versalo in una
canna spalmata di grasso e avrai Sole e Luna finissimi, secondo
il fermento applicato.
Se tu vuoi moltiplicare la medicina, opera col letame di cavallo
come ti ho insegnato a voce, come tu sai, e che non scriverò
qui perché è peccato rivelare questo segreto agli
uomini del secolo, che ricercano questa scienza più per vanità
che per il dovuto fine e per venerazione di Dio, cui sia onore e
gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Vidi sempre Alberto (Magno) compiere quest'opera - di cui ho scritto
a sufficienza per i profani - con l'Antimonio e la Terra di Spagna
a te già nota.
Ma per ottenere miglior risultato e sprecare meno tempo, ti ho consigliato
una pratica più semplice, sulla quale ti ho scritto brevemente,
e nella mia esposizione non vi è alcun errore, necessita
di poca spesa, poca fatica e poco tempo e in verità conduce
al fine desiderato. Grazie a questo, tu e tutti i tuoi fratelli
senza errore giungerete al compimento dell'Opera. Ma, o carissimo,
non intraprendere la pratica maggiore poiché, per la tua
salvezza e per il dovere della predicazione di Cristo, tu devi tendere
alle ricchezze spirituali più che a quelle temporali.
Si conclude il Trattato di Tommaso d'Aquino sulla moltiplicazione
grazie all'arte alchemica dato al fratello e amico suo Frate Reginaldo
per il tesoro segretissimo.
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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Della trasmutazione
metallica e in primo di quella che si realizza con artificio |
La trasmutazione dei metalli avviene per artificio cambiando l'essenza
di un metallo nell'essenza di un altro. Certamente la potenza può
tradursi in atto, come affermano Aristotele o Avicenna. Gli alchimisti
sanno che le specie non possono mai realmente essere trasmutate;
ciò accade dopo che sia stata operata la riduzione alla Materia
Prima; come è detto, fra tutti i metalli questa è
vicina all'argento vivo, ma la materia è un'Acqua remota.
Sebbene questa riduzione sia molto prossima a un fenomeno naturale,
è utile aiutare la Natura con l'Arte; questo però
è complicato e per tale difficoltà. molti sono divenuti
pazzi, sprecando la loro giovinezza e gli averi, seducendo re e
principi, tanto che questi negano la verità di questa scienza
e non desiderano approfondirla. Questi ignoranti scrivono tanti
libri ingannevoli, tante futilità e tante operazioni diverse,
che se tu operassi seguendo queste indicazioni, sprecheresti tutto
e, dubitando della scienza, otterresti un minimo risultato.
Invero io considerando tutto ciò e, nonostante operazioni
sofisticate, riflettendo che ancora non si fosse raggiunta la perfezione,
credetti che questa scienza fosse inconsistente.
Ma, rivolto alla mia interiorità, meditai sui libri dei massimi
segreti di Aristotele e Avicenna e li trovai privi di significato
per la enigmatica oscurità con cui espongono. Studiai i libri
dei loro contraddittori e trovai le medesime pazzie: riflettei allora
sui principi naturali e scoprii quanto può essere fatto grazie
a loro. Vidi appunto che il Mercurio penetrava e attraversava gli
altri metalli, cosicché se si cosparge il rame con argento
vivo mescolato con altrettanto sangue e argilla, il Mercurio penetrerà
interiormente ed esteriormente, e diventerà bianco, anche
se questo colore non sarà duraturo.
E noto da tempo che l'argento vivo si mescola coi corpi e li penetra;
io riflettei dunque che, se esso fosse trattenuto né potesse
evaporare, e se lo avessi fissato alla intima costituzione dei corpi,
il rame e gli altri corpi uniti ad esso non sarebbero stati bruciati
da quei corpi che non hanno alcuna azione sul Mercurio. Questo rame
sarebbe allora simile al Mercurio e ne avrebbe la stessa virtù.
Io sublimai dunque del Mercurio molte volte affinché ne risultasse
la fissazione, cioè non fosse più volatile al fuoco.
Così sublimato, lo sciolsi in acqua per ridurlo alla Materia
Prima, intinsi ripetutamente della calce d'argento e dell'arsenico
sublimato e fissato con questa acqua; poi disciolsi tutto in letame
caldo di cavallo; congelai ciò che ebbi disciolto e ottenni
una pietra chiara come cristallo, che aveva la proprietà
di dividere, di colpire, di penetrare e di fissarsi nei corpi, in
modo tale che se getti un po' di questa sostanza sopra abbondante
rame, lo trasforma subito in argento puro che non se ne può
trovare di migliore.
Volli anche provare di convertire in oro il nostro Zolfo rosso,
bollendolo nell'acqua forte a fuoco lento; quando questa acqua divenne
rossa, la distillai nell'alambicco e rimase nel fondo della cucurbita
pura rubedine dello Zolfo che congelai con la suddetta pietra bianca
per farla rossa. Ne gettai poi una piccola parte sopra molto rame
e ricavai oro purissimo. Tuttavia, di questo procedimento parlo
molto genericamente e oscuramente, né qui lo svelo, affinché
chiunque voglia iniziare a operare, lo faccia non prima di aver
completamente posseduto i modi di sublimazione, distillazione, congelazione,
nonché le forme dei recipienti e la quantità e qualità
dei fuochi.
Vidi anche che il Realgar sublimato, anche se non fissato, applicato
al rame lo sbianca molto, tanto che se fosse mescolato con metà
del suo peso con argento puro, si otterrebbe del buon argento, anche
se non puro, infatti non sbianca al fuoco.
L'orpimento sublimato fa lo stesso, ma questo metodo è detto
trasmutazione di un metallo in un altro.
Da: [pseudo] Tommaso d'Aquino, L'Alchimia, ovvero trattato della
pietra filosofale, cura e traduzione di Paolo Cortesi, Milano :
Newton Compton, 1996.
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