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Sezione 06: LE MACCHINE PRIVILEGIATE
Macchine minerali e metalliche
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Un viaggio nel centro dell'Europa |
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S.B.Nicolis di Robilant, Viaggio
nelle miniere di Alemagna
Bibl. Reale Torino.
S.B.Nicolis di Robilant, Viaggio nelle miniere di Alemagna
Accademia delle Scienze, Torino
I paesi dell'Europa centrale ebbero sino alla Rivoluzione Industriale
un ruolo predominante nel settore minerario e metallurgico: per
questa ragione essi furono spesso meta di viaggi di studio da parte
di stranieri che intendevano approfondire e aggiornare le proprie
conoscenze in questo campo. Il viaggio di studio infatti, che spesso
assumeva il carattere di vero e proprio spionaggio industriale,
costituiva uno dei metodi più utilizzati per facilitare il
trasferimento di tecnologie da un paese dove esse erano diffuse
e consolidate ad un altro dove queste non erano ancora presenti:
nel periodo preindustriale in particolare, il contatto diretto con
una nuova tecnologia e lo studio in loco di un processo produttivo
erano le migliori possibilità per familiarizzare con un nuovo
oggetto tecnologico ed arrivare a conoscerlo al punto da poterlo
riprodurre.
Spesso i viaggi di studio erano organizzati e appoggiati dai sovrani
per i quali la conoscenza dei progressi in mineralogia e metallurgia,
settori direttamente legati alla produzione bellica, era estremamente
importante: a questo proposito nel 1749 il re di Sardegna Carlo
Emanuele III autorizzò un viaggio di istruzione che il Cav.
Spirito Benedetto Nicolis di Robilant in compagnia di quattro cadetti
delle Reali Scuole teoriche e pratiche d'artiglieria e fortificazioni
avrebbe dovuto compiere in diversi paesi dell'Europa nord-orientale
tra cui Sassonia, Turingia, Harz, Austria, Boemia e Ungheria. Il
viaggio aveva per scopo lo studio della conduzione di miniere e
impianti metallurgici al fine di apprendere, per poi importarle
in Piemonte, tutte quelle nuove tecniche che avrebbero potuto essere
utili in vista di una completa ristrutturazione delle attività
estrattive e metallurgiche dello Stato sabaudo.
Il risultato delle esperienze accumulate venne raccolto dal Nicolis
di Robilant a partire dal ritorno in patria nel 1752 nel celeberrimo
Viaggi e Memorie relative alle Miniere di Allemagna, insieme di
descrizioni e disegni da cui è possibile ricostruire esattamente
tutte le tappe del viaggio, i luoghi e gli impianti visitati.
La prima regione in cui il gruppo dei piemontesi soggiornò
fu la Sassonia. Questa regione possedeva una tradizione nelle scienze
metallurgiche e mineralogiche che avrebbe avuto il suo culmine con
la fondazione nel 1765 della celeberrima Bergakademie, prima accademia
di questo tipo in Europa. A Freiberg per circa un anno Nicolis di
Robilant e i quattro cadetti seguirono le lezioni in chimica metallurgica
e mineralogia presso Christlieb Ehregott Gellert, e furono allievi
di Frederich Hoffmann in chimica metallurgica, di Johannes Zeibt
in Geometria sotterranea e di Johann Andreas Klotsch in docimastica
(assaggio dei minerali).
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A queste lezioni teoriche venne unita una
buona dose di pratica. Parte integrante dell'istruzione fu infatti
la visita di miniere e impianti produttivi: "learning by doing" era
d'altronde prerogativa necessaria in un'epoca in cui tra sapere teorico
e pratico non vi era soluzione di continuità. Poichè
la conduzione delle miniere e degli impianti metallurgici era sottoposta
al controllo dello Stato, ogni visita doveva essere preceduta da una
richiesta di permesso al sovrano. Negli archivi della Bergakademie
di Freiberg abbiamo trovato tre lasciapassare, protocolli di permessi
firmati dal Duca di Sassonia Federico Augusto e indirizzati all'Oberbergamt
di Freiberg, ente fondato nel 1542 e preposto al controllo del patrimonio
mineralogico e degli impianti di produzione di tutta la Sassonia.
Nel primo di questi documenti si informa l'Oberbergamt dell'intenzione
del gruppo piemontese di visitare le miniere e gli impianti metallurgici
di Freiberg e si impone che ad essi venga mostrato senza alcuna riserva
tutto ciò che desiderano vedere: il fatto che la visita dei
piemontesi fosse stata organizzata ad alti livelli (era intervenuto
infatti personalmente il Conte Perrone di San Martino, inviato dello
Stato Sabaudo in Sassonia), apre senza riserva tutte le porte, in
un periodo in cui la predominanza tecnologica significava spesso dover
tener segreti metodi e processi di lavorazione. Nel documento non
si specifica quali luoghi i piemontesi intendano visitare, ma dall'analisi
dei Viaggi siamo in grado di affermare che essi furono liberi di vedere
tutti gli impianti principali della zona. Nel volume dei disegni sono
infatti numerose le tavole dedicate a Freiberg e ai suoi dintorni:
esse illustrano la disposizione di miniere, i macchinari necessari
al trasporto del minerale in superficie, quelli necessari alla lavorazione
del minerale oltre a tutto il sistema per la trasmissione di energia
idraulica.
Nel secondo e nel terzo lasciapassare l'Oberbergamt viene informato
della volontà dei piemontesi di proseguire, dopo ben un anno
di permanenza a Freiberg, il viaggio di istruzione nelle miniere e
negli impianti dell'Erzgebirge, regione al confine tra la Sassonia
e la Boemia, rinomata, come dice il nome stesso (Erz: minerale metallico)
per la ricchezza del patrimonio sotterraneo. Qui il gruppo visitò
le miniere e gli impianti di lavorazione di stagno e rame di Zinnwald,
Altenberg, Grasliz e Johanngeorgenstadt. Un interesse particolare
venne dimostrato dai piemontesi per la visita di un impianto per la
"fabbricazione dell'azzurro dal cobalto" e per il Saygerhütte
di Grünthal. Poichè sia la fabbricazione dell'azzurro
che la tecnica applicata a Grünthal erano processi produttivi
particolarmente sviluppati in Sassonia, il timore di un eventuale
spionaggio industriale si fa maggiormente presente: nei due permessi
citati si sottolinea di "prendere le dovute precauzioni" nel mostrare
gli impianti e si chiede ai funzionari dell'Oberbergamt di esprimere
un loro eventuale parere contrario al fatto che i piemontesi a Grünthal
vengano istruiti da due addetti al processo produttivo. |
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Dell'impianto per la fabbricazione dell'azzurro
dal cobalto è rimasta traccia nel volume dei disegni in due
tavole illustranti rispettivamente la "disposizione generale d'una
Fabrica dell'azuro come s'hanno in Sassonia e in Bohemia" e una pianta
e un alzato di un mulino per la preparazione dell'azzurro dal cobalto
"come esistono alle celebri Fabriche di Schneeberg in Sassonia". E'
probabile che si tratti in questo caso, tra i cinque impianti esistenti
all'epoca in Sassonia (Niederpfannenstiel, Oberschlema, Albernau,
Zschopau e Johanngeorgenstadt) dell'impianto di Oberschlema nei pressi
di Schneeberg, che dal 1644 veniva gestito direttamente dallo Stato.
Il processo produttivo dell'azzurro materiale utilizzata nelle fabbriche
di vetro e porcellana avveniva in più fasi, che si svolgevano
probabilmente, come si deduce dai disegni, in edifici separati: in
primo luogo la pietra di cobalto veniva sminuzzata e passata in forni
di arrostimento. In seguito il minerale arrostito veniva fuso in un
forno con aggiunta di quarzo e potassa ottenendo così una materia
vetrosa. Questa veniva macinata (è questo il mulino illustrato
dal Di Robilant) e poi passata progressivamente in diversi bacini
d'acqua, per ottenere dopo diversi passaggi polvere sempre più
fine. |
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L'impianto di Grünthal presso Olbernhau
è raffigurato in sei tavole illustranti forni e martinetti
per la lavorazione del rame e una sezione dell'edificio dove venivano
svolte tali attività. Il Saygerhütte (da saigern, la tecnica
di separare l'argento dal rame attraverso la fusione con il piombo),
costruito nel 1537, era sin dal 1567 gestito direttamente dallo Stato
che aveva il monopolio per questa produzione la cui importanza era
ovvia, trattandosi di una tecnica che permetteva di separare dal rame,
di sicuro grosso valore, un metallo di ancor più grosso valore
quale l'argento. Basti pensare che persino lo zar di Russia Pietro
il Grande aveva reso visita nel 1711 all'impianto durante il suo viaggio
verso Karlsbad. Le grosse dimensioni dell'impianto, costituito da
diversi edifici in parte ancora oggi esistenti in cui avvenivano le
diverse fasi di preparazione e lavorazione del minerale, sono da legarsi
alla complessità del processo produttivo: in primo luogo il
rame, contenente l'argento, veniva affinato, con aggiunta di piombo,
in un forno di affinazione sino a formare una lega rame - argento
- piombo. Questa lega veniva poi riscaldata in un forno speciale (Seigerherde)
sino a che piombo e argento non assumevano lo stato liquido mentre
il rame rimaneva in forma solida. A questo punto la lega piombo -
argento veniva separata in un forno speciale detto Treibherde, di
cui si ha già una precisa descrizione nel De re metallica di
Georg Agricola. Mentre l'argento veniva mandato a Dresda per essere
utilizzato nel conio di monete, il rame veniva ulteriormente lavorato
sotto magli sino a produrre pentolame, timpani, lamiere di rame che
sarebbero servite a far da copertura ai più importanti edifici
di Dresda tra cui lo Zwinger e la Frauenkirche oltre ai duomi di varie
città tra cui Magdeburg, Wien, Ulm, Königsberg.
L'importanza del viaggio di istruzione compiuto dal Nicolis di Robilant
in compagnia dei quattro cadetti è nota: al ritorno in patria
il Di Robilant cercò di mettere a frutto le esperienze acquisite
all'estero teorizzando, alla luce di ciò che era stato visto,
il riammodernamento dell'industria estrattiva e siderurgica piemontese.
Rimane qui aperto l'interrogativo se effettivamente alcune delle moderne
tecnologie che i piemontesi avevano avuto modo di osservare si siano
poi diffuse in Piemonte e se sì in che grado. |
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