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Sezione 07: IL LABORATORIO DI VETRO
Gli oggetti del gusto

     

Manufatto di vetro calcedonio
Collezione privata, Venezia

  Pasta vitrea ad onde irregolari cromate imitanti l'agata zonata.
Da una ricetta del codice Darduin del XVII secolo: "A far calcidonia bellissima. 20 libbre di cristallo in graniglia mescolato a tre once di XXX e un oncia di scaglie di ferro (proveniente dalla fuciuna dei fabbri e setacciata). Fondere, mescolare, lasciare riposare; si aggiungono 2/3 d'oncia di ramina rossa e 2/3 d'oncia di stagno calcinto. Mescola e lascia riposare 1 giorno. 2 o 3 ore prima di iniziare la lavorazione aggiungere mezz'oncia a poco a poco, d'argento calcinato".
La presente ricetta è simile a quelle attuali per la presenza dell'ossido d'argento, che dà la tonalità del giallo, che oggi viene disciolto nel vetro con ossido stanoso.
Di questo tipo di vetro all'inizio del XIX secolo era stato perduto il segreto, anche se presente nel trattato di A. Neri. Venne peraltro recuperato dal vetraio muranese Lorenzo Radi che per questo ottenne la medaglia d'argento al concorso per i premi d'industria del 1846. Altro premio gli fu conferito alla II Esposizione muranese del 1869 [Aldo Bova]

[A. Neri, L'arte vetraria, Firenze 1616.
L. Zecchin, Il ricettario Darduin, Venezia, 1986]
     

L'avventurina è una pasta vitrea ottenuta casualmente a Murano agli inizi del '600 di cui si perse più volte il segreto. Una ricetta di Giovanni Darduin, trascritta intorno al 1650, nel riportare il procedimento "per far la pasta stellaria overo Venturina", osserva che "non vi sia vera e certa sicurezza che la ditta pasta o compositione di venturina riesca bella (che perciò la si dimanda venturina, et con ragione perché sortisse più per ventura che per scientia)".
Il suo recupero definitivo avvenne agli inizi dell'800 per merito del vetraio Pietro Bigaglia che fu premiato con la medaglia d'oro al Concorso per i premi d'industria nel 1827 per aver "ristorato a novella vita, ed a più splendida composizione ridotto, un de' più bei prodotti dell'antica nostra industria, già da molti anni perduto".
Tra i vari ingredienti che la compongono è importante la "ramina" (ossido di rame monovalente) che durante il processo si riduce a rame metallico sotto forma di piccoli cristalli lamellari lucenti che conferiscono all'oggetto la sua peculiarità.
La colorazione blu della matrice è dovuta alla presenza di cobalto.

[L. Zecchin, Vetro e vetrai a Murano, 3 voll., Venezia: Arsenale Editrice 1987-1990]

 

 

 

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