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Sezione 14: RISCHI E BENEFICI
Il difficile equilibrio

Brutti colori    

La Società Anonima Industria Piemontese dei Coloranti all'Anilina (IPCA s.a.), fu fondata nel 1922 dai fratelli Sereno e Alfredo Ghisotti; nei pressi di Ciriè essi individuarono un'area adatta alla fabbricazione di coloranti all'anilina, un tipo di produzione fino a quel momento assente in Italia. Il fabbisogno di questi prodotti da parte dell'industria tessile e conciaria italiana era stato, fino ad allora, soddisfatto da grandi aziende inglesi e tedesche. Obiettivo dei fratelli Ghisotti era pertanto quello di sottrarre a queste aziende il dominio del mercato interno.
L'attività dell'impresa si rivolse quindi inizialmente ad un mercato esclusivamente nazionale, dopo un primo decennio si attività dall'esito incerto, negli anni trenta conobbe una fase di notevole incremento ed espansione. I successi commerciali dovuti alla concorrenzialità dei prodotti IPCA rispetto a quelli delle ditte estere, si ottennero riducendo in maniera considerevole i costi di produzione mediante un metodo di lavorazione obsoleto e altamente nocivo per gli addetti ai lavori.
Negli anni 50 e 60 l'IPCA accrebbe le relazioni commerciali ben oltre i confini nazionali, sia in Europa sia nel resto del mondo. A questo incremento del volume di affari non corrispose però un analogo miglioramento delle condizioni di lavoro all'interno degli stabilimenti e i metodi di lavorazione nei reparti rimasero infatti identici a quelli del dopoguerra. Gli operai continuarono a morire di carcinoma alla vescica, in un clima di colpevole trascuratezza e indifferenza da parte della dirigenza.
In una relazione del giugno 1971, inviata al Comune di Ciriè, il professor Rubino, direttore dell'Istituto di Medicina del Lavoro, avvisava che "il proseguimento dell'indagine induce a ritenere che il numero dei colpiti da cancro aumenterà ulteriormente. Si tratta di dati impressionanti ed è da ritenere che almeno in passato l'esposizione agli aminoderivati è stata all'IPCA decisamente intensa. L'azienda si presenta in condizioni igienico ambientali non certo ideali. Gli impianti sono di vecchissimo modello ed il trasporto e il maneggio di sostanze anche tossiche avviene con mezzi del tutto primitivi".
L'aggravarsi di questa situazione spinse due operai ex lavoratori dell'IPCA, Albino Stella e Benito Franza, a presentare denuncia, nel 1972, contro la fabbrica. I due operai, entrambi ammalati di tumore vescicale, diedero inizio con la loro preziosa testimonianza ad un processo che portò, nel 1977, alla condanna per omicidio colposo dei titolari e dei dirigenti dell'azienda. Da una ricerca dell'INAIL, le vittime di tumori alla vescica tra gli ex dipendenti dell'IPCA risultarono essere 168. In seguito a questa vicenda e alle mutate condizioni di competitività commerciale, l'IPCA fallì e cessò definitivamente l'attività nell'agosto del 1982.

Bibl.: P. Benedetto, G. Masselli, U. Spagnoli, B. Terracini, La fabbrica del cancro: l'IPCA di Ciriè, Torino : Einaudi, 1976; M. Benedetti, La morte colorata, Milano : Feltrinelli 1978; Il caso IPCA: Almeno so di cosa morirò a cura di INAS-CISL, Torino, 1971; DRP n.9, Non morire di fabbrica, Regione Piemonte, Torino.

 

 

 

L'Ipca di Cirié: la "fabbrica del cancro"

 

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