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Sezione 14: RISCHI E BENEFICI
Il difficile equilibrio

Immagini di una catastrofe. Seveso, 10 luglio 1976

 
 
Seveso era una cittadina di 17.000 abitanti a circa 30 chilometri da Milano, quando il 10 Luglio 1976 avvenne quell'incidente industriale così grave per le sue ripercussioni sull'ambiente e la popolazione che da allora tale evento è noto in tutto il mondo con il suo nome. Dire "Incidente di Seveso" ha ormai acquistato un significato preciso e particolarmente emblematico. Esso avvenne nell'industria farmaceutica ICMESA, controllata dalla società svizzera Hoffmann - La Roche, durante la produzione di triclorofenolo da utilizzare successivamente in altri impianti per ottenere il battericida esaclorofene.   Il ciclo produttivo del triclorofenolo era di circa 24 ore in apparecchiature discontinue (reattori). Durante una fermata di fine settimana in uno di questi si svilupparono delle reazioni esotermiche indesiderate che portarono alla formazione di una modesta quantità (circa 2 kg) di una sostanza estremamente tossica la TCDD, acronimo della dizione completa: 2,3,7,8 TetraCloroDibenzoparaDiossina. Questo composto è forse il più potente tossico che si conosca: la concentrazione mortale per la cavia è dell'ordine dei mg/kg di peso corporeo. Inoltre ha una molecola molto stabile per cui non è biodegradabile ed essendo insolubile in acqua rimane a lungo nei luoghi in cui si è deposto.
     
La mattina di sabato 10 luglio 1976 a seguito dello svilupparsi di reazioni fuggitive (runaway reaction) si ebbe un incremento considerevole della temperatura e quindi della pressione che portò all'esplosione del disco di rottura del reattore e alla fuoriuscita di tutto il suo contenuto (circa 5t) al di sopra del tetto dello stabilimento.   Una leggera brezza disperse la nube di prodotti tossici su un'ampia superficie di terreno: tra zona a più alta contaminazione (zona A di 108 ha), quella a meno (zona B di 269 ha) più la cosiddetta zona di rispetto (zona R di 1430 ha) si intuisce come il numero di persone coinvolte sia stato elevato. Con notevole ritardo ( tra i 16 e i 19 giorni) dalla data dell'evento furono evacuati tutti gli abitanti della zona A per complessive 733 persone; altre 5000 furono poste sotto controllo sanitario. Risultò poi che il numero di persone coinvolto nell'area più fortemente contaminata fu di ca. 3500.

 

Oltre al disagio per lo sradicamento dalle proprie abitazioni senza poter portare nulla con sé, i danni alla salute furono anche piuttosto vistosi:
447 soffrirono di ustioni
179 di cui molti bambini, subirono una forma di intossicazione con sviluppo di cloro-acne di difficile cura
34 patirono entrambe le patologie.
Nel corso dei mesi successivi furono decontaminate le abitazioni e decorticato il suolo della zona più compromessa.

 

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