Da giovane studente, bizzarro e dissoluto,
non andai mai d'accordo col piombo e col bismuto;
anche il vitale ossigeno mi soffocava; il sodio,
per un destino amaro sempre rimò con odio;
M'asfissiò forte a scuola, prima che in guerra, il cloro;
forse perfino, in chimica, m'infastidiva l'oro.
E di tutta la serie sì numerosa e varia
di corpi e d'elementi, sol mi garbava l'aria,
quella dei campi, libera, nel bel mese di luglio:
finché mi insegnarono che anch'essa era un miscuglio!
Un vecchio professor barbuto, sul cui viso
crostaceo non passava mai l'ombra di un sorriso,
un redivivo Faust, voleva ad ogni costo
saper da ma la formula di un celebre composto.
Non sapevo altre formule che questa: H2O;
e questa dissi, il bruto, senz'altro, mi bocciò.
Poi ch'era ancor più arida nella calura estiva
io m'ingegnai di rendere la chimica più viva;
onde, tradotta in versi, l'imparai tutta a mente,
e in versi, nell'ottobre, risposi a quel sapiente.
Accadde un gran miracolo: quell'anima maniaca,
che non vedeva nulla più in là dell'ammoniaca,
dell'acido solforico, del piombo e del cianuro,
rise, una volta tanto, e m'approvò: lo giuro!
Mi lusingò quel fatto: volevo far l'artista,
e invece, senz'accorgermi, divenni un alchimista....
Oggi distillo e taccio in un laboratorio,
dove la vita ha tutto l'aspetto di un mortorio.
E vedo, in fondo, dato che non conosco l'oro,
dato che ancor mi soffoca, sempre accanito, il cloro,
che non avevo torto, e il mio pensier non varia:
la miglior cosa, amici, è l'aria, l'aria, l'aria...
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