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Sezione 16: IL NOSTRO E L'ALTRUI MESTIERE
La letteratura e la chimica

Colori    

In concorrenza col cav. Malagotti coi buccheri, propongo che una serie di godets con pigmenti diversamente odorosi costituisca la facoltà visiva del soggetto che oramai non ci occorre più di considerare coatto al buio ma persona costretta o volonterosa ad esprimersi coi colori in condizione di oscurità assoluta.
Bianco di zinco (giglio), nero (catrame), giallo cadmio scuro (arancia), giallo cadmio chiaro (limone), rosso cadmio (pomodoro), lacca carminata (marmeflata di ciliegie), blu oltremare (aringa), blu cobalto (odor di bucato), terra pozzuoli (argilla bagnata), terra d'ombra bruciata (carruba), verde smeraldo (menta), terra verde (spinaci), blu di Prussia (caserma), terra gialla (cereali), lacca di garanza (lampone), violetto (violetta), bianco di titanio (santità).
S chiaro come queste particolarità possano aiutare il nostro pittore in mancanza di altri contrassegni da individuare col tatto o con l'udito.
L'uso di un reticolato di spago più o meno fitto a seconda del grado dell'esercizio e della sensibilità del soggetto, costituirà qui l'utile trama da poter controllare continuamente nel corso del lavoro e da permettere persino l'applicazione di regole prospettiche. Siamo alle coordinate cartesiane? Se questo fa piacere... ma non si ricordi mai abbastanza che le coordinate cartesiane non sono necessariamente ad angolo retto, possono essere cartesiane anche se costituiscono un angolo acuto od ottuso ed anche più in là. Perciò quando i critici vogliono intendere una certa cosa con "coordinate cartesiane " aggiungano per favore "ortogonali"...
A cose fatte il reticolato si asporterà e resterà un bell'effetto sulla tela non dissimile e non meno gradevole di tanti altri che con analoghe astuzie usano i pittori veggenti: anche Antonio Mancini fece qualcosa del genere ma, purtroppo, coi vispi occhi aperti.
Posto che uno o mille quadri siano nati, sempre al buio, con questi procedimenti è nostra convinzione che essi esistano e che rappresentino quanto in determinati frangenti l'artista ha saputo fa.

(Italo Cremona, Armi improprie, Torino : Einaudi, 1976, Acetilene)

 

Italo Cremona

 

 

 

 

 

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