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Sezione 17: UN'ARTE RINNOVATA NELLA MATERIA
La chimica e le arti
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Il catrame |
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ASFALTO COLATO: Miscela di
mastice d'asfalto con bitume.
BITUME: Miscela di idrocarburi di origine naturale o derivata da petroli
o rocce, dotata di proprietà leganti. I bitumi possono essere
naturali, oppure di petrolio. All'analisi chimica risultano composti
di C, H, O, S, e N, ma questa analisi non dice nulla circa le proprietà
delle mescole nelle quali vengono utilizzati.
BITUME OSSIDATO: Il bitume ossidato si ottiene immettendo dell'ossigeno
a 250 °C nel bitume distillato. L'ossigeno unisce tra di loro
le molecole del bitume e crea una specie di solida rete nella sua
massa. Il procedimento venne brevettato in Inghilterra verso il 1900.
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Luigi Stoisa, Narciso, (1985)
(90 x 70 x 55 cm) acciaio, catrame
Galleria civica di arte moderna e contemporanea, Torino, Inv. FD 504
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Un catalizzatore nero |
È un'arte, quella di Luigi Stoisa, fragile, leggera,
intensa, obliqua, instabile, libera, che vive di una sua profonda
coerenza interna, con inedite invenzioni formali dove emergono anche
echi di modelli del passato più o meno prossimo. Un'arte carica
di una sensibilità di mano e di mente che agisce e reagisce
attraverso l'espressività diretta dei materiali, coinvolgendo
superfici, oggetti, spazio ambientale e tempo. Nel suo lavoro un raro
talento pittorico interagisce continuamente con un'accorta e intelligente
strategia d'installazione: i risultati colpiscono per la capacità
di produrre dimensioni sospese fra immagini e fisicità, mai
statiche, sempre percorse da un'energia sottilmente vibrante.
Materiale di fondamentale importanza, scelto fin dall'inizio della
sua ricerca, è il catrame, usato come pittura - colore, come
supporto - superficie per la pittura e come pura materia con le sue
caratteristiche primarie. Il catrame è presente nella maggior
parte dei lavori: funziona come elemento connettivo, come catalizzatore
di reazioni estetiche, come traccia dell'azione e dei gesti dell'artista.
Il catrame appare per molti versi come il nero assoluto, materia di
origine organica che si oppone radicalmente alla luce, uno "specchio"
in negativo, buio, che risucchia in sé ogni colore. È
una sua caratteristica specifica quella di riassorbire nel tempo,
fino a farla scomparire quasi del tutto, qualsiasi immagine dipinta
sopra, innescando così un processo inverso rispetto all'azione
del pittore, che tende in un certo senso ad azzerare la sua energia.
Un processo che mette in gioco la dimensione temporale, facendo riflettere
sulla natura effimera della pittura, sulla sua sostanziale evanescenza
in quanto dato concreto di realtà.
Esemplare a questo proposito il lavoro su Narciso, esposto nella prima
personale da Tucci Russo a Torino: una pozza di catrame uscita da
un barile di ferro arrugginito, rovesciato, su cui l'artista ha dipinto
(citando Caravaggio) il riflesso del volto di Narciso. Qui, attraverso
un'operazione affascinante di autoriferimento la pittura fa risuonare
anche miticamente l'enigma della rappresentazione e quello dell'identità
(della pittura stessa e dell'artista).
In altri lavori (con riferimento a Malevich) i confini della rappresentazione
coincidono con l'assolutezza del quadrato nero; la superficie di catrame
non è più solo pittura, è anche luogo della tensione
pulsante materia, fisicamente evidente. Realizzato sul muro di un
ambiente, il quadrato diventa segnale pregnante dello spazio in cui
è inserito. Dipinto di bianco, tende inesorabilmente a ricomparire
assorbendo progressivamente la ricopertura e diventando come una soglia
verso un'altro spazio: una dimensione del negativo e dell'assenza,
ma anche della memoria potenziale di qualsiasi immagine mentale che
vada al di là del qui e ora della realtà circostante.
In alcune occasioni Stoisa è intervenuto col catrame sui vetri
delle finestre: in questo modo ha marcato la soglia fra spazio interno
e spazio esterno e ha ribaltato la funzione della finestra che è
quella di portar luce nelle stanze e di far vedere quanto succede
fuori.
Oltre che con lo spazio, il catrame entra in rapporto in forme sempre
nuove con i più diversi oggetti: riveste il fondo di catinelle
piene di acqua (con pesci rossi dipinti); appare come traccia di pneumatico
che si arrampicano fin sui muri; doppia il nero di lavagne scolastiche
con scritte di alunni; diventa il contenuto di bianche scodelle poste
su lucide superfici metalliche; ricopre lampade e lampadine (rovesciando
anche qui la luce in buio); si incanala in oblique grondaie e riempie
la superficie di tavoli inventati; e così via.
Francesco Poli, Luigi Stoisa 1982-1992 Piacenza : Piacentia
Arte 1993
www.arte2000.net/ARTISTI/Stoisa |
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