Dal punto di vista economico gli anni fra le due guerre mondiali furono segnati in tutto il mondo da un crinale preciso: la crisi scoppiata nel 1929. Le tendenze alla chiusura dei mercati interni, già presenti in molte economie nazionali, furono accentuate, e risultarono amplificate a dismisura dalle difficoltà del credito. Così il caso italiano non sarebbe stato difforme da quelli di molte altre nazioni se il regime fascista non avesse inaugurato una politica di guerra guerreggiata a partire dall'attacco all'Etiopia nel 1935. È da questa data che venne lanciata da Mussolini la parola d'ordine dell'autarchia, parola d'ordine come in altri casi rimasta largamente inascoltata e inattuata. In particolare furono gli industriali che - a tutela dei propri profitti - elusero in ogni modo la legislazione di regime. L'autarchia italiana era tutta mirata alla preparazione della guerra, e si reggeva su un'illusione che prendeva per vera la propaganda di regime, che affermava come possibile una completa autonomia dell'Italia dal mercato internazionale delle materie prime. La questione dei carburanti era quella di maggior urgenza e di più difficile soluzione. In questa direzione lo sforzo tecnologico, diretto da Giacomo Fauser, portò a risultati qualitativamente eccellenti, anche se gli stabilimenti di Bari e di Livorno erano inadeguati a rifornire di carburanti un esercito e un'aviazione impegnati in un conflitto generale.
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Giacomo Fauser
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