L'impiego del guano, escrementi di uccelli con ricco tenore di
azoto e fosforo, si sviluppò considerevolmente in Inghilterra
e negli Stati Uniti dal 1840. Il suo commercio si prolungò
fino al 1875 quando fu rimpiazzato dal nitrato cileno come sorgente
di azoto e integrato in parte dal solfato di ammonio ottenuto dalle
acque di lavaggio delle officine del gas illuminante.
Ma un notevole progresso per i concimi azotati venne dato dal metodo
Haber, una sintesi diretta di ammoniaca da idrogeno e azoto con
un opportuno catalizzatore. Nel 1913 a Oppau in Germania sorse il
primo grande impianto con sistema Haber in grado di toccare già
le 43.000 tonnellate agli inizi della I guerra mondiale.
Il fosforo, oltre che dal guano, si otteneva dalla polvere d'ossa
per aggiunta di acido solforico. Le ossa, le "ossa fossili"
o coproliti (con cui si aprì due anni dopo la prima fabbrica
di perfosfati in Inghilterra), i fosfati minerali della Florida,
della Tunisia e del Marocco costituivano le principali fonti di
fosforo di interesse commerciale.
Pirite e zolfo (estratto principalmente in Sicilia) erano invece
le materie prime impiegate nella preparazione dell'acido solforico,
necessario per avere i superfosfati.
Il potassio, adoperato in precedenza nelle miscele di polvere nera,
trovò un'applicazione agricola solo dopo la scoperta dei
giacimenti di Stassfurt nel 1856. Fino al trattato di Versailles
del 1919 la Germania ne deterrà il monopolio.
In Italia i fertilizzanti fosfatici sono stati i primi prodotti
della Montecatini. Il gruppo assunse il controllo delle piriti nel
periodo 1910-14; durante la I guerra mondiale acquistò le
due società più importanti del settore fertilizzanti:
l'Unione Italiana tra Consumatori e Fabbricanti di Concimi e Prodotti
Chimici e la Società Prodotti Chimici, Colla e Concimi. Divenne
in breve la più grande società chimica italiana, competitiva
a livello europeo, tanto da possedere, all'inizio degli anni '40,
188 stabilimenti, 60 miniere, 12 centrali elettriche con una produzione
dell'80% di acido solforico, del 40% di vernici e dell'80% di coloranti
rispetto ai totali nazionali.
Anche nella protezione delle colture si sono utilizzati inizialmente
prodotti di origine naturale, minerale e infine di sintesi.
Il solfato di rame, già usato nelle campagne inglesi, si
diffuse rapidamente dopo il 1882, unito a calce come "poltiglia
bordolese", appena venne individuata in Francia la sua efficacia
contro la peronospora della vite.
Ma il composto di sintesi più innovativo è stato il
DDT. Ottenuto da uno studente già nel 1874, solo nel 1939
nei laboratori Geigy ci si accorge della sua attività particolarmente
forte e persistente come insetticida. Il DDT venne usato la prima
volta a Napoli nel 1943 per bloccare un'epidemia di tifo che aveva
prodotto effetti devastanti tra i soldati americani e un anno dopo
per combattere efficacemente la malaria. La malattia era ancora
presente in Italia nonostante fosse noto dall'inizio del secolo
il meccanismo di trasmissione del contagio.
Bibl.: N. Nicolini, Chimica, un racconto dai manifesti, a cura di Gianfranco Scorrano, CNR Progetto Finalizzato Beni Culturali, (CD Rom in via di pubblicazione).
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Manifesti di fertilizzanti
e antiparassitari
Collezione salce, Museo A. Bailo, Treviso
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