Non credo che oggi ci sia qualcuno disposto
a far follie per un servizio di posate in alluminio. A meno di non
essere un tipo originale. Eppure questo metallo è stato considerato
per parecchi decenni dell'Ottocento come uno dei più preziosi,
tanto da essere adoperato alla corte di Napoleone III solo in occasioni
di grande importanza. L'avventura dell'alluminio che s'intreccia con
quella del sodio dimostra che nella chimica una sostanza può
diventare protagonista o meno dell'industria a seconda del cambiamento
dei processi e degli interessi. Il pericolo dell'eccesso di produzione
di un determinato prodotto può fare da stimolo allo sviluppo
di nuovi processi disegnando quei sistemi ramificati tipici dell'industria
chimica in cui i prodotti secondari possono diventare i personaggi
principali di altri cicli.
L'alta affinità per l'ossigeno presentata dall'alluminio impediva
di ricavarlo da un suo ossido per cui già all'inizio del secolo
XIX si cercava di trovare una diversa via chimica per isolare il metallo.
Furono fatti molti tentativi ma il migliore sembrava quello di Henry
E. Saint-Claire Deville nel 1854.
Il metodo proposto dallo scienziato consisteva nel far reagire il
sodio con la bauxite, un minerale che conteneva un'alta percentuale
di cloruro di alluminio di cui era ricca Le Baux (da cui il nome),
piccolo villaggio della Provenza.
Il prezzo del sodio era piuttosto elevato e nonostante i miglioramenti
apportati da Hamilton Castner per la sua produzione, l'isolamento
dell'alluminio con questo metodo forniva un metallo costoso usato
per articoli di lusso.
Nel 1886 due ricercatori Charles M. Hall e Paul T. Héroult,
il primo americano e il secondo francese, entrambi nati nel 1863 e
morti nel 1914, furono accomunati dalla scoperta dello stesso brevetto
sulla produzione dell'alluminio basato su procedimenti elettrolitici.
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Il metodo, molto più pratico ed economico, utilizzava l'elettrolisi
diretta dell'ossido di alluminio utilizzando come fondente la criolite,
un minerale proveniente dalla Groenlandia, che poteva essere riutilizzato
alla fine del processo di lavorazione. Lo sfruttamento commerciale
del metallo così ottenuto era possibile anche per la disponibilità
di energia elettrica a prezzo abbordabile.
Con il metodo Hall-Héroult, quindi, non era più necessario
utilizzare il sodio per la produzione di alluminio e Castner è
costretto a trovare altri sbocchi commerciali per questo metallo.
Li individuò nella produzione di perossido di sodio per la
sbianca dei cappelli di paglia, di sodioammide utilizzata nelle
sintesi di coloranti, e soprattutto di cianuro. La domanda di quest'ultima
sostanza era improvvisamente aumentata in conseguenza della corsa
all'oro, per il cui trattamento il processo di amalgamazione non
era più competitivo in confronto all'uso del cianuro. Per
soddisfare la domanda di sodio Castner punta su una nuova linea
produttiva cercando di ottenerlo partendo dalla soda caustica. E
non soddisfatto della soda che si trovava sul mercato, ritenuta
troppo sporca per le sue esigenze, mette a punto anche un catodo
a mercurio per l'elettrolisi della soda fusa che fornirà
un prodotto puro al 100%.
L'alluminio considerato fino ad allora metallo prezioso e regale
rimarrà sempre una merce di grande valore per la sua leggerezza
e malleabilità ma entrerà a sua volta nei cicli di
produzione di altri metalli, per esempio cromo, manganese, nichel,
vanadio, di cui si scopriranno qualità notevoli nel conferire
maggiore resistenza agli acciai.
Bibl: N. Nicolini in Chimica, scienza della trasformazione,
di A. Pentella, A. Turchi, Torino: Paravia 1991
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