Anche nel settore della seta artificiale si ebbe un pluralismo
di tecniche e di imprese, in grado di competere con i loro prodotti
sul mercato internazionale, ma fu proprio nei confronti della politica
autarchica che il successo della produzione del raion risultò
assai equivoco. Violando le direttive del regime gli industriali
continuarono imperterriti a produrre ottima fibra artificiale a
partire dalla cellulosa importata, piuttosto che modificare i propri
processi per utilizzare la cellulosa 'autarchica'. La vendita di
raion all'estero portava in Italia una buona quota di valuta pregiata,
ma una certa parte veniva spesa per la materia prima, in modo certamente
e definitivamente anti-autarchico. A questo atteggiamento 'strafottente'
fece eco quello degli industriali tessili, che non utilizzarono
i filati di raion nelle quote programmate dalle gerarchie fasciste.
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Riccardo Gualino
e la SNIA Viscosa a Torino
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