Politecnico di torino
Il Groundwater Engineering Group del Politecnico di Torino è composto da un team di esperti che, sotto la guida di Rajandrea Sethi, conduce ricerche innovative nell’ambito dell’ingegneria degli acquiferi. Gli obiettivi del Groundwater Engineering Group sono quelli di garantire un approvvigionamento idrico sostenibile, di salvaguardare e valorizzare le risorse idriche sotterranee e di fornire soluzioni avanzate per la bonifica di acquiferi contaminati.
Il lavoro del gruppo si basa sullo sviluppo di teorie, soluzioni tecniche, software e strumenti per la risoluzione dei complessi problemi riguardanti la caratterizzazione, lo sfruttamento, la protezione e il risanamento di un acquifero. Le attività di ricerca sono volte allo studio di uno sfruttamento sostenibile di sistemi acquiferi ad uso agricolo, industriale e sociale. La ricerca del Groundwater Engineering Group copre un’ampia varietà di tematiche, tra le quali: sfruttamento e monitoraggio sostenibile delle falde idriche, delimitazione delle aree di salvaguardia dei pozzi ad uso potabile, bonifica di siti contaminati (nanoremediation inclusa), modellazione multiscala di flusso e trasporto, valutazione del rischio ambientale, destino delle microplastiche nell’ambiente, sviluppo di fitofarmaci ecocompatibili e sfruttamento di energie rinnovabili (e.g. risorse geotermiche). Per maggiori informazioni su progetti correnti visita la pagina Ricerca .
Il gruppo partecipa a molti progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dal Governo della Regione Piemonte. Il Groundwater Engineering Group ha partecipato alla realizzazione della prima barriera reattiva permeabile usando ferro zero valente in Italia e al monitoraggio delle falde idriche nei cantieri del progetto MOSE a Venezia. Il gruppo è partner dei progetti europei AQUAREHAB, NANOREM, REGROUND e GRETA.
I sistemi acquiferi contengono più del 95% dell’acqua dolce presente nel nostro pianeta e il loro sostentamento è estremamente vulnerabile alle pressioni naturali e alle attività antropogeniche. Da un lato, lo sovrasfruttamento degli acquiferi può portare a un esaurimento delle risorse idriche sotterranee, dall’altro la contaminazione proveniente dallo smaltimento di rifiuti industriali, dal percolato di discarica, dalla fuoriuscita di liquidi tossici e da attività agricole può impedirne il loro utilizzo.
Un’indagine del Joint Research Centre ha stimato la presenza di 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati da attività umane nel territorio dell’Unione Europea. Secondo il rapporto, i siti contaminati rappresentano una seria minaccia all’ambiente e alla salute dell’uomo e il loro risanamento comporta un’onerosa spesa pubblica. Sebbene negli ultimi anni gli sforzi per la bonifica di aree contaminate si siano moltiplicati, numerose attività inquinanti stanno ancora avendo luogo e una legislazione uniforme per la salvaguardia dell’ambiente non è ancora stata varata.
La contaminazione del suolo non è però l’unico problema che minaccia lo sfruttamento delle risorse idriche. Il cambiamento climatico sta alterando il modello comportamentale dell’acqua, causando ammanchi e siccità in tutto il mondo. Attualmente più di 1 miliardo di persone non hanno accesso all’acqua e quasi 3 miliardi soffrono di carenze idriche almeno un mese all’anno. Secondo quanto riportato dal WWF, la situazione è destinata a peggiorare: entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe far fronte a carenze idriche.
Date queste premesse, è possibile affermare che la formulazione di soluzioni innovative e accessibili per la salvaguardia e bonifica di sistemi acquiferi è necessaria al fine di garantire il sostentamento dell’ecosistema e della popolazione mondiale.