L’architettura moderna penetra tra le Alpi occidentali italiane sulla scia della diffusione degli sport invernali, e in particolare modo dello sci, che a cavallo dei due secoli aveva celebrato i suoi atti inaugurali e fondativi. In questo quadro, lo sviluppo delle tecnologie per gli impianti di risalita permette di immaginare una diversa modalità di consumo della montagna permettendo la nascita delle stazioni di seconda generazione. La localizzazione delle nuove architetture costruite in Piemonte e Valle d’Aosta in quegli anni riflette le nuove geografie del turismo invernale: alta valle di Susa, Courmayeur, Cervinia.
Con il moderno si verifica un vero e proprio momento di rottura nei modi di pensare e costruire la montagna: attraverso un processo di astrazione, di riduzione e di ricomposizione, il paesaggio diventa spazio, nuovo materiale di progetto. Uno spazio culturalmente e fisicamente isotropo, vuoto, considerato come mera morfologia. La legittimazione dell’architettura in montagna non passa più dall’inserimento di una rappresentazione codificata nel paesaggio, ma dal confronto con alcuni elementi assolutizzati: l’orientamento in relazione all’esposizione, la costruzione delle sequenze e delle viste sul panorama, il terreno inteso esclusivamente come conformazione plastica e geometrica. Un’architettura – come sostiene Reichlin – «non più di figure e simboli inscritti nella pietra, ma di gesti nello spazio», manifestazione fisica di un modo di pensare e consumare la montagna che è profondamente cambiato.
Infine, gli anni del dopoguerra rappresentano l’età d’oro dell’architettura moderna di montagna. Impossibile separare l’architettura dalle scorribande tra le Alpi a bordo di auto sportive, dalla mondanità delle stazioni turistiche, dall’emozione provocata dalle discese sugli sci, dalla fascinazione che deriva dalla conquista tecnologica della montagna. L’immagine evocata da Mollino per il progetto del Centro sportivo in verticale “Quota 2600” – «un filtro dove si entra cittadini e si esce sciatori» – sembra cogliere meglio di qualsiasi altra cosa lo spirito dell’epoca.
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Alberghi La torre e Duchi d’Aosta
Progettista:
Vittorio Bonadé Bottino
Bottino
Luogo:
Sestrière (TO)
Anno:
1932-1934
Albergo Principi di Piemonte
Progettista:
Mario Passanti e Giovanni Chevalley
Chevalley
Luogo:
Sestrière (TO)
Anno:
1932
Rifugio Vittorio Emanuele II
Progettista:
Armando Melis
Melis
Luogo:
Gran Paradiso, Valsavarenche (AO)
Anno:
1932-1934
Colonia Fiat Torre Balilla
Progettista:
Vittorio Bonadé Bottino
Bottino
Luogo:
Sauze d’Oulx (TO)
Anno:
1937
Colonia IX Maggio
Progettista:
Gino Levi Montalcini
Montalcini
Luogo:
Bardonecchia (TO)
Anno:
1938
Slittovia al Lago Nero
Progettista:
Carlo Mollino
Mollino
Luogo:
Sauze d’Oulx (TO)
Anno:
1946-1947
Villa Marocco e Villa Ballerini
Progettista:
Gino Levi Montalcini
Montalcini
Luogo:
Sauze d’Oulx (TO)
Anno:
1947
Villa San sisto
Progettista:
Paolo Ceresa
Ceresa
Luogo:
Bardonecchia (TO)
Anno:
1953
Centro Ecumenico Agàpe
Progettista:
Leonardo Ricci
Ricci
Luogo:
Prali (TO)
Anno:
1951
Casa del Sole
Progettista:
Carlo Mollino
Mollino
Luogo:
Breuil-Cervinia, Valtournenche (AO)
Anno:
1947-1955
Rifugio-Albergo-Ostello Pirovano
Progettista:
Franco Albini
Albini
Luogo:
Breuil-Cervinia, Valtournenche (AO)
Anno:
1949-1951
Stazione della funivia al Fürggen
Progettista:
Carlo Mollino
Mollino
Luogo:
Breuil-Cervinia, Valtournenche (AO)
Anno:
1950-1953
Funivia del Monte Bianco
Progettista:
Lora Totino
Totino
Luogo:
Courmayeur (AO)
Anno:
1957
Rascard Garelli
Progettista:
Carlo Mollino
Mollino
Luogo:
Champoluc (AO)
Anno:
1963-1965